Marracash, “Persona”: recensione e streaming
C’è un percorso di unificazione di corpo e mente alla base di Persona, il nuovo e atteso disco di Marracash, uscito qualche giorno fa.
“I brani rappresentano parte del mio corpo; sono fatti di carne, fatti di ossa, fatti di sangue. Lo stesso corpo di Marra, lo stesso corpo di Fabio in condivisione da tempo. Non è la prima volta che li vedete insieme ma è la prima volta che Marra e Fabio si parlano e l’unica in cui sarò io a raccontarli.”
All’interno dell’album sono presenti 9 featuring, 9 persone a cui Fabio ha affidato una parte del suo corpo per definire al meglio Marra: Coez, Cosmo, Guè Pequeno, Luchè, Madame, Mahmood, Massimo Pericolo, Sfera Ebbasta, tha Supreme.
Marracash traccia per traccia
Si inizia con Body Parts (i denti), pezzo d’apertura ma anche di affermazione: sono tornato, farete bene ad accorgervene. Il disco sarà un po’ meno smaccato di così, ma era bene mettere le cose in chiaro fin da subito.
Gué Pequeno si inserisce subito con il featuring su Qualcosa in cui credere (lo scheletro), altro pezzo acido anche se in modo meno diretto, ma non per questo meno aggressivo.
Cita Frankie Hi-Nrg sia come testo sia come musica Quelli che non pensano (il cervello), insieme a Coez, che espone idee piuttosto chiare (tipo: “il sonno della ragione vota Lega”), seconda canzone che parla di intelligenza, ma più in generale stavolta.
Un po’ più morbida come suoni Appartengo (il sangue), con Massimo Pericolo, che parla di origini, in toni piuttosto nostalgici, lasciando che i rimpianti prendano il sopravvento. L’intervento di MP rafforza i concetti ma non deraglia il pezzo.
Si arriva a citare i Corvi di Ragazzo di strada (anno di grazia 1966), ma incidentalmente anche Zack de la Rocha e Kurt Cobain in Poco di buono (il fegato), pezzo che il fegato, a dire il vero, sembra esserselo mangiato tanta è l’amarezza che spande.
Bravi a cadere (i polmoni) ha un po’ lo stile rapido ma decadente che ha qualcosa in comune con Mahmood. Il quale arriva subito dopo in Non sono Marra (la pelle), che gioca proprio su somiglianze e differenze, con molta ironia.
Arrivano tha Supreme e Sfera Ebbasta per Supreme (l’ego), pezzo sincopato ma anche con qualche follia vocale e cambiamento di percorso, con pregi e difetti della rappata di gruppo.
Ecco poi Sport (i muscoli) che ritorna diretta e aggressiva, con parecchia oscurità nei suoni, anche grazie al contributo di Luchè.
Non risparmia i dettagli Da buttare (il ca**o), pezzo poco rispettoso, diciamo così, probabilmente il più smaccato del disco, ma con un carattere diverso e più introspettivo rispetto alla classica smargiassata rap.
Cattivi incontri al centro di Crudelia (i nervi), pezzo oscuro e romantico a proprio modo: “non so se è amore o manipolazione” è l’ottima domanda al centro del brano. Un rapporto andato così male che Marracash arriva addirittura a citare Tozzi.
Si prosegue su toni sempre un po’ depressi anche con G.O.A.T. (Il cuore), che in slang americano sportivo sta per Greatest Of All Times, il più grande di tutti i tempi. Con una rullata di batteria che neanche Phil Collins il pezzo scivola via parlando di ansia e autostima.
Madame (L’anima) comprende, non sorprendentemente, un featuring di Madame, che arriva dopo un lungo percorso condotto da Marracash, descrittivo e soffice ma critico.
Citazioni sparse fra cinema, musica e fumetti in Tutto questo niente sarà tuo (gli occhi), che con il supporto del sax tratteggia in ulteriori volute di disillusione.
“Tu ti estinguerai prima di aver estinto il mutuo” è asserzione interessante e fondata che apre Greta Thunberg, pezzo con qualche stigma ambientalista, che vede la collaborazione elettronica e vocale di Cosmo.
Fino a qualche anno fa si diceva che il problema principale dei rapper fosse il fatto che, dopo il primo disco buono, si perdessero un po’. Marracash conferma che il problema è decisamente alle spalle: l’ispirazione è rimasta, la maturazione approfondisce parte dei testi, i featuring regalano un po’ di colore