marydollsTutto bene è il terzo disco di Marydolls, in uscita il 31 gennaio e registrato al Red Carpet Studio di Brescia da Lorenzo Coperchi. L’album vede la partecipazione di Nicola Manzan (Bologna Violenta, agli archi), Daniela Savoldi (Dente, Calibro 35, Muse etc, al violoncello), Marco Giuradei (piano/fisarmonica) e Paolo Blodio Fappani (Seddy Mellory, alla chitarra).

Più lontani dalle coordinate rock-grunge che avevano caratterizzato i primi lavori, Marydolls si spostano oggi verso atmosfere più vicine alla scena indie-pop italiana, seppur mantenendo un’attidudine rock e lasciando molto spazio alla sperimentazione.

“Veniamo da mezza vita (suonata) insieme. Dal liceo con i primi live zingari a sedici anni, su e giù per l’Italia e con le notti in furgone… all’alba dei trent’anni, sempre con la musica in testa. A trent’anni è tutto un po’ diverso e “Tutto bene”, il terzo disco, segna questo passaggio, questa nuova consapevolezza. Hai presente quella sensazione per cui più passa il tempo e più ti sembra che le domande diano un assist solamente ad altre domande, accumulandosi? Tutto quello che puoi fare è probabilmente ripeterti: Va Tutto bene…. Per noi è questo, una sorta di mantra che ci ripetiamo in testa, per non perderci, per restare vivi. Perché se a vent’anni eri giovane e promettente, ora devi mantenere le promesse.”

Marydolls traccia per traccia

Si parte dal singolo Voglio essere giovane, un anti-inno che parte piano ma sale di colpi abbastanza in fretta. Sale il livello di elettricità in Dimmi la verità, pezzo dalle sonorità intense e quasi garage, con buone dosi di sfrontatezza.

Proteste anti estive e suoni elettronici accennati, ma anche violino e drumming per una triste D’estate al mare, che presenta un ritornello veemente ed efficace. Sottomissione, viaggi e rapporti interpersonali sono al centro del testo di Lei dice, che procede con ritmi da marcetta con influssi pop. Stelle cadenti impone un passo più marcato, ma anche sonorità maggiormente costruite e variegate.

Si passa poi a Tutto bene, title track con un loop vocale che si immerge in sensazioni elettroniche diffuse e un po’ claustrofobiche. Dopo il rapido Intervallo, ecco Berlino: toni indie, elettricità diffusa e una costruzione che cresce gradualmente, prestando il fianco sia a esplosioni, sia a gallerie intimistiche, con qualche sprazzo di hammond.

Al contrario, arriva la fanfara in paese nell’introduzione di C’è chi. Poi si passa alla chitarra acustica e a un cantato a elenco che fa evidente riferimento a Rino Gaetano. Il panorama sonoro poi si complica e diventa più ricco. Oggi mi butto apre altrettanto in acustico ma passa a scenari pop molto rapidamente.

Acidella e veloce ecco poi Rapina, che propone soluzioni, diciamo così, originali, al male di vivere odierno. Ci si placa con La parolina giusta, ultimo brano del disco, sussurrato e insolitamente morbido, almeno fino a che il pezzo non si anima e si incattivisce.

Il terzo disco è, o dovrebbe essere, quello della “maturità”: lasciate da parte le incertezze degli inizi, e anche il secondo disco che spesso è la continuazione del primo, al terzo capito si arriva con la testa sgombra e le idee giuste. I Marydolls tengono fede a questo assunto e pubblicano un lavoro coerente, con buone “punte” d’eccellenza.

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