Mauro Pagani @ Lilith Festival 2024: il report

È un bracciale rosa fosforescente, di quelli di carta che spesso vengono utilizzati agli eventi, che riescono a resistere in maniera quasi sorprendente a urti, docce e intemperie, a lasciare un indizio concreto di magia. La magia di aver incontrato, ascoltato e ammirato Mauro Pagani, maestro indiscusso della musica, che ha celebrato a Genova i primi quarant’anni di Crêuza de mä. Non uno dei tanti concerti che animano l’estate nel capoluogo ligure, per quanto rientri nel cartellone del Lilith Festival, ma un vero e proprio appuntamento con chi la musica l’ha posseduta, amata, conosciuta e che, ancora oggi, non ha alcuna intenzione di lasciarla andare. 

Polistrumentista, compositore, cantante, ha accompagnato il percorso di Fabrizio De André realizzando (tra le altre) le musiche del suo undicesimo album, probabilmente il più celebre, sicuramente il più apprezzato dagli addetti ai lavori, ma è impossibile limitarsi nel raccontare che cosa ha fatto Pagani per la musica che tutti, oggi come ieri, ascoltiamo. Nella sua performance, delicata, commossa a tratti, emozionata sempre, l’artista ha raccontato la storia davanti a un pubblico attento, rispettoso, smisuratamente grato per avere la possibilità di assistere ancora una volta quello spettacolo che solo note e parole riescono a creare.

Insieme a lui, sul palco, musicisti incredibili che hanno accompagnato De André nei suoi tour e che hanno valorizzato ogni brano, sia del repertorio solista, sia degli estratti di Crêuza de mä, andando a comporre una scaletta che ben riassume una vita dedicata al mondo dell’arte, senza rimpianti. Abbiamo così schierati Walter Porro a tastiere, fisarmonica e direttore musicale del concerto, Claudio Dadone a chitarre, liuti e mandolini, Giovanni “Joe” Damiani a batteria  e percussioni; Max Gelsi al basso; Eros Cristiani al pianoforte e alle tastiere; Mario Arcari ai fiati. Ci sono poi Badara Seck ed Elena Nulchis, coristi e co-protagonisti della serata. 

Che sarebbe stata una serata speciale era chiaro fin dall’annuncio del concerto, uno di quelli di cui poter dire: ‘Io c’ero’. Lo hanno raccontato le organizzatrici del Lilith Festival; lo hanno sottolineato i presentatori delle serate, Lisa Galantini e Andrea Podestà, la quota azzurra di cui la manifestazione non può fare a meno, per preparazione e ironia; lo hanno vissuto le persone presenti, alcune sedute a terra nel prato come una moderna Woodstock in cui, ancora e sempre, la libertà si trova sulle corde di una chitarra, sui tasti di un pianoforte, tra le vibrazioni di una voce.

E la voce di Pagani, per quanto inevitabilmente segnata dal tempo, riesce a portare messaggi di speranza, pace, amore, con uno sguardo sull’attualità spaventosa, fatta di guerre e stupidità, ma senza mai perdere la speranza. Prima della buonanotte al suo pubblico, l’ultimo brivido arriva con un pensiero speciale e semplice, un augurio quasi: sulle note di Forever Young di Bob Dylan, il maestro si congeda mantenendo innato il desiderio di esserci, di fare la propria parte sempre, anche quando le cose intorno cambiano, e cambiamo anche noi. 

Sul palco, prima di un grande maestro, Cristina Nico: cantautrice genovese sorprendente, vincitrice del premio Bindi nel 2014 con la ballad Le Creature degli Abissi, nonché una delle anime del Lilith Festival della Musica d’Autrice e produttrici dell’etichetta Lilith Label. Insieme a lei il musicista Stefano Bolchi. L’artista ha all’attivo tre album, e per l’occasione ha selezionati i pezzi dal sapore più folk, per accompagnare il pubblico verso l’emozionante viaggio in compagnia di Mauro Pagani. Delicata, profonda, poetica, conquista dal vivo chi non l’aveva mai vista, al punto di volerne di nuovo, e presto, ancora. 

È un bracciale rosa fosforescente a ricordarti che ci sei stato, la mattina dopo, tra un caffè di troppo e ancora con un ritornello tra i denti. E anda…

La scaletta del concerto di Mauro Pagani 

Sinàn Capudàn Pascià
‘Â pittima
D’ä mê riva
Ottocento
‘Â çímma
Neutte
Farafrique
Mamadou Faye
Sidún
Davvero davvero
La domenica delle salme
Don Raffaè
Domani
Jamín-a
Crêuza de mä

Impressioni di settembre
Forever Young (Bob Dylan cover)   

Foto di Daniele Modaffari

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