Melancholia, “What are you afraid of?”: recensione e streaming (e divagazioni)

melancholia

Benedetta, Fabio e Filippo, meglio noti come Melancholia. Li abbiamo visti a X Factor, ne abbiamo letto sui social e sui giornali, hanno diviso il pubblico e fatto arrabbiare magistralmente il loro giudice, Manuel Agnelli, al momento della loro eliminazione, a un passo dalla semifinale.

Se indubbiamente il trio nato a Foligno nel 2016 rappresenta una proposta più ricercata rispetto alla media degli artisti presentati dal talent di Sky, fosse solo per il tormento che riescono a condividere con gli ascoltatori, è anche vero che una volta spenti i riflettori la faccenda si complica. Musica elettronica, rap e drum and bass legate da un sottile filo di pop anni ’90 sono la proposta della band, che riesce a interpretare in modo convincente anche i brani assegnati dal perfido Agnelli, tanto da strappare consensi a tutti i giudici, almeno fino al momento del ballottaggio.

Una lotta inaspettata, quella tra N.A.I.P. e i Melancholia, che ha visto cadere Hell Raton nella tentazione di infrangere l’undicesimo comandamento, “Non fare il paraculo”, e di chiedere al pubblico di decidere le sorti del programma. A passare il turno è l’eclettico Nessun Artista In Particolare, tra lo sgomento del pubblico, dei giudici, di Alessandro Cattelan e degli stessi musicisti in gara.

La rabbia di Agnelli è palpabile, la scaletta continua fino allo scoccare della mezzanotte e all’inizio dell’Hot Factor, quando i Melancholia, risalgono sul palco e si riprendono tutto quello che è lluoro presentando la loro Alone. Un urlo liberatorio, davanti a Emma, Mika, Manuel e Hell Raton, a cui Benedetta dedica le sue migliori espressioni di rabbia e le sue urla più disperate.

L’interesse, ovviamente, è rimasto alto anche nei giorni a seguire, scatenando dibattiti da tastiera degni di nota. Tutto va bene, purché se ne parli. Ed ecco la pubblicazione del primo ep in studio, What are you afraid of?, pubblicato per Sony Music.

Melancholia traccia per traccia

Il disco inizia con la già conosciuta Léon, il primo inedito presentato a X Factor, che entra in punta di piedi per esplodere in un crescendo elettronico e vocale che può sinteticamente rappresentare quanto aspettarsi anche nei brani a seguire.

Graffia Cellar Door, si muove su tonalità vocali diverse, rappando con foga nella seconda parte del brano, rendendo un pizzico di quell’angoscia fatta provare sul palco durante le esibizioni live. Rant prosegue sulla medesima scia, con una linea di chitarra a tenere su l’attenzione.

È poi la volta di Mr. Murphy, ballabilssima nonostante paranoia e schizofrenia siamo compagni di danza. Venom è forse la traccia che più strizza l’occhio al pop degli anni ’90, divorato e riproposto da Benedetta alla sua maniera. Carnale.

Ci spostiamo verso Alone, verso il carrillon di emozione che si è riversata sul pubblico la sera dell’eliminazione del Melancholia dal talent di cui un po’ tutti sospettavamo potessero essere i potenziali vincitori. Più che i suoni, in questa traccia è la sola voce a essere protagonista, in un sussurro che diventa straziante, come il finale di un film di fantascienza in cui ancora si deve correre quando pensavamo di essere arrivati.

E infatti: ecco T.R.A.P.P.E.D., dal cui testo è estrapolato il titolo dell’ep. Si percepisce la necessità di sperimentare, di dimostrare, in un esercizio difficile e ben riuscito di costruzione del brano: elettronico e analogico ballano insieme, tra il rap e le urla più sentite. I’m givin up e il suo sound reggae stupiscono, portando verso il finale questo primo lavoro discografico. Compito di chiudere viene affidato a Black Hole, morbida e accogliente, l’arrivo alla destinazione, stavolta per davvero.

C’è da augurarsi che stavolta, per davvero, sia arrivato il momento dei Melancholia: non tanto per quanto proposto in questo What are you afraid of?, buon esperimento ma forse non all’altezza dell’aspettativa mediatica che inevitabilmente si è creata, ma per quanto dovrà ancora accadere. L’attitudine e la presenza scenica non sono discutibili, soprattutto alla luce di quanto attualmente in circolazione, e la voglia di fare sembra non mancare. Per una volta nella vita dovrò citare Emma Marrone: “Vorrei un pass per tutti i loro concerti”, se le premesse sono queste.

Genere: rock

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