Merio, “Pezzi di Merio”: la recensione

Pezzi di Merio è il disco d’esordio di Merio e nasce “dall’essere cresciuto dietro al bancone e dall’affogarci davanti, da banche e da barche, da incontri con conigli bianchi e da influenze di Plutone, da party e da buchi neri, da pezzi di pane e da pezzi di Merio, il tutto ricomposto dalla direzione artistica di A. Manenti e dalla testardaggine di Mario”.

Merio inizia a cantare nei Fratelli Quintale. Nel corso degli anni si impongono a Brescia e nelle zone limitrofe grazie a live carichi, e a dischi come Weekend col morto mixtape.
Dopo One Hundred, frutto della stretta collaborazione con Bosca, arrivano poi ad avere visibilità nazionale con Tra il bar e la favola, prodotto da Bosca e Ceri.

Nel 2016 inizia il progetto solista di Merio con i singoli Get High, Judas, Rollin’ Stone, in cui collabora anche con artisti d’oltremanica. A luglio 2018 fa il suo ingresso nel roster Costello’s Records.

Merio traccia per traccia

Come no apre il disco con un livello alto di intensità e con un rappato che si fa molto fitto con l’andare delle rime. Il mood è oscuro, velenoso, pieno di miasmi.

Leggermente più malinconica ma anche ritmata da un drumming evidente ecco poi Settembre, già mostrata come singolo e dotata di un “ritornello” (chiamiamolo così) particolarmente efficace.

Si rallenta un po’, è tempo di Testimoni, ragionata ma anche portata a una spirale piuttosto depressiva. Non ci si risolleva molto come umore con Tobacco, che ha un testo fittissimo e piuttosto rancoroso.

Prendila così ha un titolo battistiano ma poi viaggia per percorsi mentali del tutto propri, che prevedono tunnel oscuri e di nuovo un po’ depressi.

Più su di giri Bancomat, tra esibizionismo, problemi di giga, palleggi di tacco, un certo materialismo di fondo e una certa vicinanza all’hip hop più “storico”.

Sempre, anch’essa oggetto di singolo, è densa di rime e di suoni, ma si muove come sotto una nuvola. C’è Loredana Berté (in sample) all’interno della citazionista E allora giù, frammentaria e scomposta, nonché piuttosto acidina. Dilemmi intimi chiudono il disco con Plexiglas.

Un buon esordio, con i passi giusti e le parole giuste ai posti giusti, quello di Merio. Che già da questo primo disco fa capire di avere la stoffa giusta per costruirsi una propria strada valida.

Genere: hip hop

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