I Metropol Parasol nascono nel gennaio del 2016 da un’idea di Federico Giannini e Francesco Bocconi, rispettivamente batterista e bassista della band. Poche settimane dopo Francesco Tamagnini completa la line up alla voce e insieme cominciano a scrivere i pezzi che daranno vita a Farabola, il loro primo lavoro registrato a Viareggio al The Red Box Studio, la loro “casa”. Insieme alla coproduzione e al mixaggio di Francesco Catitti e al mastering di Federico Pelle, il lavoro viene ultimato presso il Basement Studio di Vicenza nel gennaio del 2017.
Il sound della band è piuttosto eterogeneo: benché la base di partenza sia tutta innestata sulla sezione ritmica, ci sono episodi “sintetici” che virano al pop.
Metropol Parasol traccia per traccia
L’apertura del disco è piuttosto altisonante e non a caso si chiama I.N.N.O.: ricordi d’infanzia, sensazioni forti e ricordi in genere si innestano su sonorità molto potenti vicine all’hardcore.
Leggermente più moderata Quel pezzo, che pure sgomma via veloce e intensa con propaggini di rock garage vivido e livido. Ecco poi Garrincha, cover del cantautore Karoshi, che inserisce imprevisti elementi elettronici e quasi dream pop, con echi new wave.
Con Onde si torna a un rock molto diretto e anche piuttosto sporco, perfino rispettoso di origini e tradizioni del genere. Inverno è una piccola fotografia piuttosto viva di situazioni climatiche sfavorevoli.
Momenti più intimi con Millenovecentonovantasei (Ondina), che sceglie in modo sorprendente opzioni synth pop, abbandonando del tutto il garage. Si chiude con una molto più roboante Emilio, alimentata da dolori di svariata natura.
Un disco, si diceva, eterogeneo: se la matrice su cui i Metropol Parasol costruiscono è schiettamente rock, a volte con punte estreme, qualche episodio fa guardare anche in altre direzioni. Il risultato complessivo è comunque soddisfacente.
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