Ministri, “Giuramenti”: recensione e streaming
I Ministri sono tornati. Anche se, forse, non se ne sono mai andati sul serio: se l’ultimo album, Fidatevi, risale al 2018, la band è stata protagonista della scorsa estate con l’ep Cronaca Nera e Musica Leggera. Il nuovo album si intitola Giuramenti ed è fresco fresco di uscita, anticipato dai singoli Numeri e Scatolette. Sguardi sul mondo interiorizzati, conditi in chiave rock e sempre riconoscibili: queste le colonne portanti dei nove brani.
In conferenza stampa i tre spiegano come le canzoni di questo disco provengano dalla stessa sessione dell’ep e di come in realtà si tratti di un disco “in attesa” da tempo. Ma come l’ep rappresentava in qualche modo la parte “pubblica” e l’attenzione alla realtà contemporanea, Giuramenti inclina più dalla parte intima e privata, senza peraltro rinunciare del tutto a momenti rock e travolgenti.
Abbiamo 40 anni – spiega Federico Dragogna – e forse in qualche modo ci si aspettava da noi una certa autoanalisi. Nel disco ci sono molti momenti “romantici” ma non tanto “di coppia”, piuttosto di sguardo dalla scogliera. E’ un disco pieno di sguardi dalla scogliera
I Ministri traccia per traccia
Cerco l’amore ma c’è solo in radio / Scrivo d’amore, mi mandi allo stadio / Al tuo progresso non c’è più rimedio
Scatolette è una ballata amara, come gli stessi artisti l’hanno definita. La musica è la protagonista, una protagonista in crisi perché non riesce a far cassa, perché vorrebbe parlare d’amore ma la mandano a vedere una partita di calcio, perché vorrebbe comunicare ma non riesce a dire tutto quello che vorrebbe. Le luci sulla cultura si sono spente, e se anche i riflettori dei palchi stanno, piano piano, riaccendendosi, sembra non essere ancora abbastanza.
L’attualità è una storia triste / vorresti non parlarne mai
Aumenta il ritmo Documentari, pesta come un lavaggio del cervello e torna a parlare il linguaggio che da sempre Divi e i suoi parlano meglio: quello delle chitarre che ruggiscono e della batteria che spettina anche chi i capelli non li ha. I documentari anestetizzano i pensieri, spostano l’attenzione da quello che dovrebbe invece incendiare gli animi.
Non avremo niente da invidiare quando avremo finalmente tutto
Fa ancora cantare a squarciagola Vipere, con il suo motto siamo piccoli ma siamo in tanti che rende alla perfezione l’idea di quanto conti avere qualcuno con cui condividere le battaglie. E le vipere del cortile non riusciranno a far male. Le lacrime, come il veleno, scorrono lente, seguono il passo e arrivano dritte alla meta.
Facciamo pace coi numeri / Facciamo pace con gli incubi / E andiamo a farci sentire
Numeri, il primo singolo estratto, è una sensazione. In pieno stile Ministri, in piena denuncia sociale, rende perfettamente l’idea di quanto siamo sempre più ostaggio delle nostre mancanze. Si guarda fuori dalla finestra cercando colpevoli, ma in qualche modo si scende in strada cercando qualcuno con cui condividere gli incubi.
Ti volevi arrampicare / trasformare il mondo insieme a lei / ma il mondo finisce qui
Si parla d’amore in Esploratori, un amore che come sempre non stacca gli occhi da quel che accade al di fuori. Anni da ricordare, anche se ti guardi indietro e vedi che non sei più lo stesso. Eroi dei nostri tempi, senza capire a che serve tornare e a che serve partire se poi tanto la sensazione è sempre quella di non riuscire ad arrivare in fondo.
Treni passati che rincorriamo invece che darci per vinti
Domani parti di che cos’altro potrei parlarti? Si ammorbidiscono un po’ i toni, almeno fino al secondo ritornello: una nostalgia che arriva e ti assale, quella che somiglia alla domenica pomeriggio, quella che sai che farà più male da domani ma che oggi inizi a pregustare. Ancora e sempre pervade la sensazione di trovarci in un mondo tremendo, all’interno di rifugi più o meno accoglienti, fatti di persone e di sensazioni.
Ci eravamo detti di cambiare il mondo / o di scambiarlo con qualcos’altro
Ci eravamo detti è uno dei pezzi che fa venire un po’ di lacrimuccia anche senza capire bene perché. Quando i Ministri raccontano l’amore non lo fanno mai in rima con cuore, ma affondano le radici in qualcosa di più concreto e solido. Parole che andrebbero dimenticate, buoni propositi non mantenuti, confusione su quello che andrebbe dimenticato e quello che invece val la pena di portare ancora avanti anche da soli.
Ci vuole un po’ di veleno dentro ai nostri sogni per tenerli su / Pausa sigaretta in mezza alla guerriglia
Ancora una storia da raccontare, questa volta quella di un sogno da cui doversi svegliare. Arcipelaghi racconta la città, lo stare insieme, l’appartenenza, la contemplazione e il bisogno e la voglia di andare.
Amare è un talento potrei non averlo / potrei fallire facendo del mio meglio
L’ultima traccia è Comete, e qui la lacrimuccia appena accennata si fa largo con prepotenza. Essere capaci di amare è l’annosa questione che attanaglia chi prova a fare del suo meglio senza aver la certezza di stare facendo la cosa giusta. L’anima ridotta in coriandoli, cercando un cielo dove poter stare, volando bassi come alcune comete.
Se in Giuramenti ci sono tutti gli ingredienti che i Ministri da ormai 15 anni utilizzano con sapienza, è inevitabile riconoscere che la maturità artistica è ampiamente arrivata. In ogni traccia, a prescindere dal tema portante, ci sono elementi che si incastrano in una visione più ampia, che toccano il sociale, il mondo in cui ci muoviamo, che riescono a rendere un po’ più nostro e un po’ meno spaventoso.