I Minnie’s sono una delle realtà più longeve e sotterranee della scena indipendente italiana: dopo quasi quattro anni, è uscito per La Valigetta Evviva Manifesto.
La loro storia parte da Milano a metà degli anni ’90 e oggi si muove idealmente tra l’Europa e il Sudamerica. Cicale e Che Segreti Hai sono i due singoli che hanno anticipato l’uscita del disco. L’arrivo di un nuovo membro ha contribuito a cambiare necessariamente il sound dei Minnie’s e in Evviva Manifesto si trovano novità mai sperimentate prima dai quattro: dall’utilizzo più massiccio dei synth all’elettronica, alla presenza di ospiti illustri come Enrico Gabrielli (Calibro 35, Afterhours, PJ Harvey, qui ai fiati in “Volare” e “Fenice”) e Tatè Nsongan (fondatore dei Mau Mau e voce in “Dovunque”) ai cori femminili di Caterina Sforza (già alla voce con KT Tunstall e oggi con Andrea Poggio).
Minnie’s traccia per traccia
Canzone di cattiveria e rimpianti, Cicale apre il dico su toni che sembrano affini alla new wave, con un basso molto continuo e profondo.
Ritmi ammorbiditi quelli di Che segreti hai, che parla di gente bianca e fredda, ma che fa registrare anche qualche crescendo ritmico.
Un po’ più aggressiva Breve, che si allinea su una progressione rock pur inserendo qualche tassello sintetico qui e là.
Una certa morbidezza e risonanze profonde si registrano in Da qui, con un sempre ottimo lavoro del basso.
Si decolla con Dovunque, molto robusta e dinamica, con svariati loop in azione e con una direzione certa. L’intervento di Tatè Nsongan aggiunge un sapore ulteriore al brano.
Doppietta di canzoni morbide in arrivo: Cordillera si diffonde su temi piuttosto melodici, mentre Il posto a fianco al mio lascia spazio a molta malinconia, senza rinunciare al ritmo.
C’è Enrico Gabrielli in Volare, che si muove in modo soffice, un passo per volta, ma crescendo con una certa forza.
Gabrielli torna anche in Fenice, canzone di rinascita con un drumming sempre più robusto.
Fischietta e si muove piuttosto agile, ancorché sempre piuttosto innervata, Buoni a conoscersi. Si rimane sul morbido con Un ragazzo e una ragazza.
Qualche idea dreamy per Il grande inverno europeo, che ha il pianoforte a dare continuità e la chitarra a spingere avanti. Il finale è elettrico, improvviso e isterico.
Una band nata sui banchi del liceo, che vent’anni dopo non ha smesso di cambiare, di osare e di spingersi avanti: i Minnie’s confermano quanto di buono si sapeva già di loro e aggiungono qualche pezzetto in più.