Debutto discografico da bandleader per Mirko Cisilino: Effetto carsico vede il giovane trombettista alla testa di un quintetto
con Filippo Orefice, Beppe Scardino, Marzio Tomada e Marco D’Orlando.

La giovane promessa italiana della tromba non considera Effetto Carsico, in uscita per Auand Records, come un disco di jazz. «Direi invece che si tratta di un disco leggero – spiega candidamente – In alcuni momenti mi fa pensare alle bande, in altri ai gruppi rock o rhythm&blues con le sezioni di fiati, e altre volte anche a un’orchestrina di liscio»

Mirko Cislino traccia per traccia

Si parte da Autoritratto, un pezzo di jazz movimentato e molto dialogato fra gli strumenti, incipit ideale per entrare subito nel disco con il passo giusto.

Girotombo si immerge in atmosfere più calme e notturne, con qualche leggera inflessione (in crescita) verso l’inquietudine e un drumming nervoso.

Breve e con una linea di basso poco tranquilla L’ingrato, seguita da Morte di un Cactus, pezzo in declino e quasi cupo, pur nell’atmosfera mai troppo pesante del disco.

Scrivi questo e poi ti trovi in mezzo a un Funerale, sorta di marcia funebre che ci ricorda che in fondo il jazz è nato proprio così, con le band che “allietavano” le cerimonie a New Orleans.

Rapida anche L’ingrato reprise, che introduce a una fluida E senza, in cui le percussioni rotolano abbastanza da dare un tappeto ai fiati. Il finale cresce e si increspa.

Ecco poi Ninna Nanna (e voglio vedere chiunque ad addormentare un bambino con una batteria che fa tutto questo casino): il pezzo è complessivamente morbido e armonico, ma con qualche schizzo improvviso.

La bomba atomica esplode seminando un panico di fiati e di basso, su percorsi veloci e stretti.

Ha una partenza solo fiati piuttosto accorata Riverbero, poi entra il basso e cambia la situazione, liberando il sax per una sorta di assolo lungo.

Un paio di minuti di Variabile tuffano l’atmosfera in una certa dimensione malinconica. Ma poi arriva Fenice, che oltre a risorgere dalle ceneri si incarica di rianimare lo spirito, con ritmi che hanno un che di sudamericano, coniugato con un po’ di funk.

Non sarà proprio jazz, almeno secondo Cislino, ma il pezzo che lo smentisce in maniera più palese è Pietra, che ha anche altre inclinazioni ma che si abbevera in maniera più che abbondante alle fonti della musica di Charlie Parker e John Coltrane.

Si chiude con Uno, pezzo che si allunga fin quasi ai cinque minuti, al contrario degli altri pezzi “intermedi”, e ricollegandosi in questo ad Autoritratto che apre il disco. Si tratta di un pezzo contrastato e con un po’ di inquietudine espressa dai fiati, ma anche capace di momenti di calma.

Un disco ben strutturato, che scivola via con un certo piacere: la prima prova da leader di Mirko Cislino è orchestrata bene ed eseguita con semplicità, senza prendersi troppo sul serio ma facendo le cose seriamente.

Genere: jazz

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