morkobotSi chiama GoRgO e uscirà il 16 settembre il quinto full-length di MoRkObOt, band dallo psichedelico al math composta da batteria e due bassi piuttosto rumorosi. Il disco è stato registrato da novembre 2015 gennaio 2016 da Giulio Ragno Favero (Zu, Teatro degli Orrori, OvO, One Dimensional Man) al Lignum Studio di Padova, Italia.

Secondo le intenzioni della band, con GoRgO si inaugura una nuova era nella scrittura della band, che porta a costruire strutture più ambiziose. Per registrare il disco ci sono voluti soltanto tre giorni, seguiti da otto giorni di mix.

Morkobot traccia per traccia

Bisognerebbe chiedersi quanto abbia senso fare un “traccia per traccia” per un disco che è sostanzialmente un tutt’uno. Ma, una volta che ce lo siamo chiesti, lo facciamo lo stesso. Il disco si apre con Kogromot, conflagrazione in grado di mettere subito a fuoco gli obiettivi della band. Il volume è subito alto e i giri del motore anche.

Più dialettico l’approccio di Kologora, che pur mantenendo alti i lvelli, concede spazi a qualche sfumatura. Si procede poi con Gorokta, in cui il ritmo è elevato senza essere furibondo, con svisate di fondo che cambiano leggermente il panorama. Ci sono istanze più vicine a un metal piuttosto determinato in Ogrog, ma il panorama è mutevole e si aggroviglia intorno a strutture industrial e progressive (lato King Crimson). Kromot parte con influenze di rock piuttosto pesanti ed evidenti. Come spesso succede, il percorso del pezzo incontra poi varianti, che in questo caso puntano verso il noise.

Krogor è altrettanto veemente rispetto alle sue sorelle precedenti, ma anche in questo caso si possono leggere strutture e sottotracce che rendono meno monolitico il pezzo, a parte il finale inquietante. Si chiude con Gorog, che mette in mostra influenze psichedeliche ma anche di dark wave, con risonanze profonde, distribuite per gli oltre nove minuti della traccia.

Disco molto compatto e potente, quello dei MoRkObOt, ma in grado anche di spaziare tra i generi senza sforzo. La band è a un tale livello di affiatamento che risulterebbe convincente anche suonando un disco di mazurka. L’album porta probabilmente a un livello successivo il trio, spingendolo a orizzonti ancora più lontani.

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