Mosè Santamaria: Nessuna premeditazione, faccio quello che mi fa sentire vivo
Il suo terzo album, Come cani per strada, è uscito ormai da qualche tempo e abbiamo avuto modo di farlo diventare nostro. D’altro canto, Mosè Santamaria è un artista che va gustato con attenzione, senza trascurare nessuno degli aspetti che compongono la sua musica e, in qualche modo, la sua essenza.
Sette brani che tessono la trama di una crescita personale e artistica, da leggere su livelli diversi in base alle capacità, all’interesse, all’impegno che si vuole investire nell’ascolto di un album apparentemente molto pop, intimamente molto più complesso.
Un nuovo album, Come cani per strada, che riesce finalmente a liberare quelle energie che eravamo già riusciti ad annusare nei singoli che ne hanno anticipato l’uscita e che ora riescono a prendere la giusta forma: qual è il pensiero che si muove e che ha mosso la lavorazione dei brani?
Tutto si muove intorno a due cani che si accoppiavano per strada alle tre di notte e alla figura di Diogene da Sinope. Riappropriarsi del proprio potere personale è il tema fondamentale, senza quello non saremo mai felici e tanto meno liberi, perché quella “roba” che spaccia il sistema è come il Soma in Brave New World di Aldous Huxley (che suggerisco di leggere).
Quanto ti senti appartenere alla definizione di cantautore e che cosa, secondo te, dovrebbe cambiare nell’attuale panorama musicale?
Già la definizione di “panorama musicale” è un complimento. Credo di essermi espresso abbastanza senza perdere tempo a parlare del nulla cosmico, poi se vuoi parlare di marketing e operazioni commerciali allora va bene. Per quanto riguarda il considerarmi (meglio del verbo definire, che sa di confinare) un cantautore, è quello sono, quello faccio, oltre ad altro.
C’è un brano a cui ti senti particolarmente legato?
Festivalbar.
Parliamo del titolo dell’album: come cani per strada rappresenta un’idea di libertà e di vivere completamente il qui e ora che tanto è stato al centro delle tue canzoni passate. Quanto è importante stare nel momento?
E’ tanto importante quanto difficile, è un’esigenza che va oltre alle canzoni, se non ti poni la questione si vive comunque, forse meglio, forse peggio. Sto scrivendo delle pagine di un libro che non so se avrò mai il coraggio di pubblicare, chi lo sa, adesso come scrivi tu nella domanda il mio presente mi sta facendo scoprire che non ho più voglia di fare pop, mi interessa esprimere il mio essere al di là che piaccia o non piaccia, questo per me è importante, nessuna premeditazione solo fare quello che mi fa sentire vivo.
Che avvertimento daresti a chi si approccia per la prima volta all’ascolto del tuo album?
Che mi amerà o mi odierà.
Il 2023 è appena cominciato. Che cosa bolle in pentola per il futuro?
Una zuppa d’orzo mi sembra dall’odore. Mi auguro che il 2023 sia gustoso come questa delizia.