Mox, all’anagrafe Marco Santoro, pubblica Figurati l’amore, esordio da solista che comprende musica per chitarra e voce, appassionata e contagiosa, coi piedi ben piantati a terra ma con lo sguardo smemorato di chi, per un soffio, ha appena perso il treno. La produzione è stata affidata al duo Federico Nardelli e Giordano Colombo, capaci di leggere e valorizzare il talento musicale del cantautore.
Mox traccia per traccia
Si parte da Super fantastica, una canzone “come una volta”, con sapori di cantautorato antico ma con contenuti testuali più recenti.
Ecco poi San Lorenzo, già presentata come singolo e vestita con l’abito dell’itpop, synth e tutto il resto, ma sempre con la voce di Mox a interpretare con toni piuttosto old styled.
Altro singolo, decisamente più zuccheroso, Ad Maiora, forse concepita più pensando alle spiagge che al Natale.
Mara è morbidosa e ovattata, con un velo sottile di malinconia, soggetto però a essere strappato, in modo anche doloroso, nella parte finale del brano.
C’è una certa dose di chitarra elettrica, soprattutto nel finale, di Luglio, canzone movimentata e un po’ brit.
Lacci si esprime sul lato del ritratto mentre alza i ritmi e si fa sboccata, basando le sonorità quasi del tutto sulla chitarra.
Si prosegue con Qualcosa di speciale, qui e là parzialmente cremoniniana, ma anche piuttosto vibrante con spunti anche visivi interessanti (“Ci sentiamo come/la birra senza malto/la giacca di qualcun altro”).
Chitarra classica e morbida in apertura di Puttana (Alabama), quasi sussurrata e un po’ a stornello sulle prime, poi urlata quando si tratta di dire a “lei” che cosa se ne pensa veramente.
Pianoforte e un po’ di moderazione invece arrivano con Brava, che chiude il disco. Ma non è un lieto fine: a dispetto dell’avvio incoraggiante, l’amarezza cresce giro dopo giro.
Mox confeziona un disco apertamente pop ma dimostra di aver appreso alla perfezione l’attitudine che porta a coniugare scrittura cantautorale e suoni freschi. Con un po’ di malinconia sul fondo del bicchiere.