Mudimbi“Volevo che quest’album fosse onesto (più onesto della foto in copertina non c’è nulla), vario (tutta la musica che c’è dentro parla da sé) e che il disco fisico non fosse utile solo a prendere la polvere (quindi colla vinilica, forbici dalla punta arrotondata e Giovanni Mucciaccia non sei nessuno)”. Con poche, sintetiche ma incisive parole Mudimbi, vero nome di Michel Mudimbi, introduce il suo nuovo album, Michel, in uscita il 24 marzo per NuFabric Records.

Il disco è stato realizzato con la collaborazione di numerosi musicisti (Riccardo “Jeeba” Gibertini, Marco Zaghi, Heggy Vezzano, Lucio Enrico Fasino, Serena Abrami) per la parte musicale, e di Maicol & Mirco per la creazione del fumetto interno al disco.

Mudimbi traccia per traccia

Il brano di apertura è Scimmia, un rap in-trap-polato dall’elettronica che fa uso di un’ironia piuttosto sferzante. Molto più incisiva e lineare dal punto di vista sonoro ecco poi SBA, in cui il rappato morbido nei modi assume toni piuttosto aggressivi nella sostanza.

Più veloce il rappato di Risatatà, con un’ambientazione ritmica reggae. Si passa poi alla morbida e sommessa Giostre, che si stacca dall’ironia sferzante di altri pezzi per suggerire un percorso molto più intimo. Empatia recupera in termini di ritmo e anche di animo, anche grazie all’intervento vocale di Serena Abrami. Donne è una sorta di decalogo (sui generis) sul corteggiamento, coltivato in ambienti morbidi.

Tipi da club mette in piazza i luoghi comuni dell’argomento, con una certa propensione per l’argomento sessuale. Tachicardia invece esplora il contesto, diciamo, delle soluzioni alternative per una serie di problemi di salute e psicologici, contornati da un ritmo che si fa techno. Chi torna a un discorso dub, appoggiato dai fiati, in un lunghissimo percorso a ritmi moderati.

Amnesia accelera un po’ e recupera in termini di aggressività, mentre Schifo apre con un panorama decisamente oscuro, e quando entra la voce completa il discorso claustrofobico. Il disco chiude con Tutto, pezzo piuttosto martellato ma ancora una volta oscuro e molto chiuso.

Un disco interessante, quello di Mudimbi, soprattutto quando si allontana dai cliché del genere e si lascia un po’ andare in territori inesplorati.

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