In occasione dell’uscita del disco, abbiamo intervistato Namida per scoprire il significato di Bimbi Cattivi. Un viaggio tra ribellione e fragilità, il nuovo album racconta chi si sente fuori posto. Con un mix di pop punk ed emozioni intense, l’artista esplora la dualità tra energia e malinconia. L’album nasce dalla volontà di trasmettere autenticità e trova la sua dimensione ideale nel live, dove la musica diventa condivisione pura.
Bimbi Cattivi racconta storie di ribellione, vulnerabilità e ricerca di identità. Come è nato questo album?
È nato da un’urgenza, dal bisogno di raccontare senza filtri quello che sento, quello che vedo attorno a me. Volevo un disco che fosse vero, che parlasse di chi spesso si sente fuori posto, arrabbiato, ma anche pieno di sogni e di voglia di riscatto. Bimbi Cattivi è la fotografia di un’energia inquieta, di un’identità che si costruisce tra cadute e risalite.
Nel tuo disco convivono sonorità pop punk e momenti più introspettivi. Come hai lavorato per trovare questo equilibrio?
Non è stato un processo studiato a tavolino, è qualcosa che mi viene naturale. Ho sempre amato il contrasto tra energia e malinconia, tra esplosioni di suono e momenti più intimi. Volevo che il disco rispecchiasse la realtà delle emozioni: a volte urlate, a volte sussurrate. Ogni brano ha trovato la sua forma in modo spontaneo, in base alla storia che volevo raccontare.
Il titolo stesso, Bimbi Cattivi, sembra una provocazione. A chi si rivolge questo album?
Si rivolge a chi si è sentito sbagliato, a chi è stato giudicato senza essere capito. Bimbi Cattivi è per chi ha dovuto costruirsi una corazza per difendersi, ma dentro ha ancora tanto da dire e da dare. Non è un disco solo per chi è ribelle, ma anche per chi ha paura, per chi cerca un posto nel mondo senza voler per forza adattarsi a ciò che gli viene imposto.
Nei testi parli di paure, errori, ma anche di una voglia inarrestabile di vivere. C’è un brano che per te rappresenta meglio questa dualità?
Credo che NEVERGREEN rappresenti molto questa dualità. È una delle mie canzoni preferite perché nel testo c’è tanto di me: le mie notti insonni, i sogni ad occhi aperti, ma anche le paranoie e le insicurezze con cui combatto. È un pezzo che alterna momenti più delicati (testualmente parlando) ad altri più esplosivi, proprio come fanno le emozioni dentro di noi.
C’è stato un momento particolarmente significativo durante la scrittura o la registrazione di questo album?
Sicuramente l’apertura del concerto di Vasco a San Siro, avvenuta nel bel mezzo della realizzazione del progetto, mi ha dato lo sprint finale per mettere a fuoco la direzione dell’album. Volevo un disco che prendesse vita soprattutto nella dimensione live, e credo di esserci riuscita. La potenza, i suoni, l’energia di Bimbi Cattivi sono nati anche da quella consapevolezza: la musica, per me, esiste davvero solo quando può essere condivisa con il pubblico. Il live è uno scambio reciproco di emozioni, qualcosa che mi porta in una dimensione eterea e che dà un senso profondo a tutto questo percorso.
Dopo Bimbi Cattivi, cosa possiamo aspettarci da Namida?
Tanta musica nuova, sicuramente. Voglio portare questo disco dal vivo, condividere queste emozioni con chi si ritrova nelle mie canzoni. E poi sto già lavorando a nuove idee, sperimentando e cercando sempre di evolvermi. Non so esattamente dove mi porterà il prossimo passo, ma so che sarà sempre qualcosa di vero.