NewTraKs: Alaveda, “Alaveda”
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AlavedaSi chiama Alaveda sia il cantautore sia il suo album d’esordio: il cantautore romano pubblica il debutto, prodotto e registrato assieme al polistrumentista Alessio D’Auria e vede la collaborazione del producer Frank Brait (già al lavoro con Babalot e Alessandro Fiori). Mixato con l’aiuto di Lucio Leoni (Lapidarie incisioni) al Monkey Studio e masterizzato da Filippo Strang al VDSS Recording Studio.

Alaveda traccia per traccia

Il disco si apre con Sulla tua schiena, atmosfere malinconiche, impressioni acustiche, volontà di offrire discorsi di intensità (e una domanda: come fa un plastico a essere “di cera”? Boh. Diciamo che è una licenza poetica e chiudiamola lì). Non si cambia troppo dal punto di vista sonoro con La strada di casa, che però si fa più fitta via via che il percorso procede, anche grazie a rumori casuali di fondo che rendono il terreno più impervio.

Nuovi disastri introduce elementi diversi, come accenni di pianoforte o di controcanto, mentre il testo si occupa di una relazione andata male, (anche) per colpa di Bonnie Prince Billy. Sonorità sintetiche ma senza eccedere emergono in Rettilinei, di umore interlocutorio. Nella vita degli altri invece mette il punto su  tasti bianchi e neri e piccole tastiere cosmiche.

Si passa a Prospettive di allegria, che da subito fornisce un mood che contraddice il titolo, anzi la situazione si fa piuttosto delicata, anche grazie a un discorso non troppo contrastato tra chitarra acustica, archi e suoni sintetici. Si rimane su toni molto sommessi anche con Più niente, breve e intensa. Sul tetto propone qualche variante di tono leggermente più alto.

Si va in acustico anche con Svegliami, ma non è un acustico troppo delicato, anzi sale discretamente di colpi, affrontando metafore climatiche. Si contraddice John Fante invece in Non chiedere alla polvere, che con piccoli aiuti di tastiera disegna un panorama sonoro che si arricchisce via via sempre più di un contesto molto consistente.

Ben prodotto e arrangiato, l’esordio di Alaveda mette in evidenza un talento notevole e ottime qualità di scrittura, buone capacità di utilizzo dei mezzi a disposizione e ottimo occhio anche nella scelta dei collaboratori, che non guasta.

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