Si chiamano Squilibrios, arrivano da Forlì e si sono formati nel 2013 per suonare un punk rock cantato in italiano con scarse tracce di sanità mentale. Il loro ultimo ep si chiama Scalifornias, e noi abbiamo deciso di recensirlo qui.
Squilibrios traccia per traccia
[bandcamp width=60% height=42 album=992320987 size=small bgcol=ffffff linkcol=0687f5]Ricca di gentilezza (“senza spina dorsale/la tua faccia come il culo” gli epiteti più simpatici della canzone) Verme apre il disco, a ritmi punk senza tentennamenti né compromessi. Anche più diretta, pur con un testo non privo di tortuosità, Daria, brevissima e incendiaria.
Ardite metafore (o anche una certa mancanza di argomenti) contraddistingue la seguente Il calabrone, con un improbabile intermezzo soft. Amore mio rallenta d’improvviso, mantenendo caratteristiche rock ma molto meno hardcore. Certo la piega che prende il testo non è proprio da torch song.
Si torna a ritmi punk con Redbull & caffè, bruciante e bruciata sotto l’egida di una chitarra molto tirata e di un mix che forse avrebbe dovuto dare maggior spazio alla voce.
Più pulita (più o meno) Omini verdi, che di nuovo affida larghi passaggi a schitarrate senza freni, ora pigiando sull’acceleratore ora rallentando bruscamente. Si chiude con una cover di Donne, il classicone di Zucchero, resa qui in tutto sommato divertente forma punk.
Canzoni che nascono per lo più storte, ma raddrizzate da buone dosi di energia e da una più che discreta ironia: gli Squilibrios pescano dalla scatola del punk quello che serve per mettere insieme un disco divertente e spesso martellante.