Si chiama L’inganno di un mondo ideale il nuovo disco dei Nonnon, gruppo nato nel 2003 e passato attraverso qualche cambio di formazione.
L’arrangiamento e la produzione artistica sono a cura della band formata da Alec Gardini, Dario Gubbiotti, Domenico Peluchetti, Luigi Viani, Roberto Pittet, Paolo Ghirardelli. Ospiti speciali nell’album sono Mario Ciardulli (voce narrante), Matteo Fiorin (banjo in “Fine condanna” e Francesco Viani ( basso in “Questo bel viaggio”).
Nonnon traccia per traccia
E’ tutto recitato il Preludio all’inganno, che introduce a Ricciolo, un brano colorato dal synth, con un cantato molto “pieno”.
Sulle prime sembra un pezzo new wave, ma si trasforma quasi in tango Coryphanta, pronta però a cambiare ancora, sulle note del pianoforte.
Riflessi è una ballatona vecchio stile, che apre voce e chitarra, ma che poi sviluppa una coda velenosa ed elettrica.
Introduzione morbida, stavolta soprattutto in acustico, per Questo bel viaggio, canzone da cantautorato pop.
Nea invece si ritira in una specie di aura spirituale, prima più intima, poi più psichedelica e orientaleggiante. Il pezzo poi sviluppa una coda molto rock.
Morbidi gli approcci di Nina, altro pezzo fortemente melodico, con un drumming però molto vivo.
Fine condanna (F.R.d.T.) mostra il lato ironico e anche il cantato torrenziale che sono nelle corde della band.
Molta melodia e pianoforte in Novantanove, pezzo di raccordo ma significativo.
Più determinati e netti i contorni di Abdouka, che racconta una storia di migrazione immergendosi nei concetti con tratti vividi.
Drammatica anche la situazione, soprattutto sonora, della molto teatrale Le buone maniere, chiusa in modo orchestrale.
Si chiude con la lunga title track, L’inganno di un mondo ideale, conclusione narrativa dalla struttura allargata.
Molte le facce del disco dei Nonnon, unite dal fil rouge del concept. Un disco ben suonato e di concetti solidi, arricchito da una buona scrittura.