Ohio Kid, “Everyone was sleeping as if the Universe were a mistake”: recensione e streaming
Quattro anni dopo l’esordio, The day when we discovered the light, pubblicato per il Collettivo HMCF, Ohio Kid, songwriter bolognese di stanza in Lussemburgo torna a rendere pubbliche le proprie melodie e i propri testi dolenti con un disco che esce giusto oggi, 21 novembre 2016.
Stavolta se la prende con l’universo, con Everyone was sleeping as if the Universe were a Mistake, con sei canzoni dai tratti folk, dalle atmosfere intime e dalle frange sognanti. Se si pensa a Bon Iver e Sufjan Stevens non gli si fa un torto. Lo stesso Ohio Kid lo introduce così: “E’ un disco durissimo nei testi. Parla di un amore finito e del senso di smarrimento che ne viene dopo. Parla di rigettare i ricordi perché troppo dolorosi e allo stesso tempo abbracciarli perché hanno composto anni della tua vita”.
Ohio Kid traccia per traccia
Partenza cauta, quella che si desume da The Universe is a Mistake. I componenti del folk con qualche caratteristica psych proveniente soprattutto da oltre oceano sono tutti presenti, accompagnati da una voce languida evidentemente influenzata da alcuni giganti del passato. Non si cambia di molto umore né ritmo con Your Drugs, se non per un finale particolarmente brusco.
Qualche cenno di speranza in più arriva dalla chitarra di Atoms, poetica e sensibile digressione alla ricerca di qualche dimensione cosmica in cui nascondersi. Dopo la breve Interlude (I will knock at every door to surprise you), arriva Cattle, passo sempre lento ma ritmi più visibili, con un contorno di sonorità ancora una volta cosmiche ma quasi più orchestrali, e qualche punto di contatto con lo shoegaze e i lavori più sognanti di Damon Albarn.
Ancora sognante, ma in una dimensione più intima e con minori margini per l’ottimismo (che del resto non è propriamente tra i protagonisti del disco) arriva poi Wires (So Silent only Death can hear) a chiude un lavoro con molti margini di interesse.
Senza compromessi, le sei canzoni firmate da Ohio Kid per questo nuovo disco non cercano di compiacere l’ascoltatore, e questo è già un vantaggio non da poco. In più si indovinano piccoli mondi di emozione al di sotto della superficie di canzoni soltanto apparentemente semplici: un lavoro notevole, e un autore da tenere ancor più d’occhio.
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