Orange Car Crash è il nuovo progetto solista di Andrea Davì, già batterista per Lay Llamas, Mamuthones e co-fondatore del collettivo musicale The Beautiful Bunker. Il sound parte da interessi di tipo etnomusicologico per poi spaziare attraverso le atmosfere più tipiche della psichedelia americana ed europea.
Orange Car Crash traccia per traccia
Si parte da Opposition, che gira su un loop vocale e viaggia in modo leggermente inquietante. Atmosfera più colorata per All the 72 things you are, tra flauti e ritmiche andine. Accordi accennati di chitarra aprono Loop Loop Balendro, che si completa con qualche scintillio e un ritmo piuttosto danzato.
La rapida I’m Dogged lascia presto spazio a Mind the Gap, che invece ha un passo lento e rock-blues, con alcune idee psichedeliche che si agitano sullo sfondo. Figlia d’Oriente pare invece The New March, delicata e fluida.
Just before the Earthquake si apre a ventaglio su profili tra il jazz e il noise, mantenendo in sottofondo un movimento morbido e notturno di basso. Simple Things si orchestra su piccole cascate di note e su un’atmosfera parzialmente oscura, con una frase di canto che arriva a sottolineare più che a evidenziare.
The Hill’s Theme si allunga su temi tribali e western, anche grazie alla chitarra che introduce il pezzo. Le escursioni di fiati, in campo jazzistico ma anche più vasto, di Serena chiudono il lavoro di Orange Car Crash (con piccola sorpresa finale).
Dico sperimentale e interessante, quello di Orange Car Crash, che mette in rilievo idee sonore spesso acute. Senza perdersi in uno sperimentalismo fine a se stesso, Davì riesce a ottenere risultati organici filtrando da influenze che provengono da molteplici fonti.