Orson, “Here”: recensione e streaming
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orsonHere è l’ep di debutto di Orson, progetto solista di Cataldo Bevilacqua, già leader della dream-pop band pugliese Barbados. Autodefinito “Non-electric songwriter”, Orson suona e canta canzoni semplici per voce e chitarra. Il suo ep di debutto è uscito per More Letters Records.

Lo stesso Orson introduce il suo ep d’esordio così:

“Here è una raccolta di appunti, bozze, piccole foto ricordo della provincia e del mio mondo. C’è molto dentro ma non tutto. In primis c’è un’idea, che è quella di dare senso alla memoria, di preservarla, di rinnovarla, di fissarla nel tempo, che siano dolori o gioie, cambiamenti o momenti di stasi. Here è stato registrato a casa, in cucina, in una fredda notte di inverno con Wolfman Bob alla regia, tre microfoni Braingasm Lab, Luigi all’ascolto e un paio di bottiglie di robusto vino rosso a rompere il ghiaccio. Here è anche un disco sull’amore, e amore significa avere a cuore, e avere a cuore significa saper condividere. Per questo sono molto felice di poterlo fare con tutti voi. Spero vi piaccia come è piaciuto a me costruirlo, seppure in forma indefinita. Here è dedicato alla mia famiglia, tutta, a chi c’è e a chi non c’è più”.

Orson traccia per traccia

Si parte dalla voce e dalla chitarra, gli unici due elementi alla base di Closed To Me, insieme a un testo e a uno stile dai quali traspaiono le influenze dei cantautori di stampo antico e una certa dose di sofferenza. Ritmi più lenti e movimenti malinconici più morbidi quelli di Here, la title track.

Con Better than this le luci si abbassano ancora un po’ e viene meno quella continuità di movimento che si era riscontrata nei primi due pezzi del disco. Con Into Those Nights si incontrano, soprattutto nella chitarra, dei chiari riferimenti ala tradizione folk (può venire in mente Cat Stevens).

Ran in the forest aggiunge qualche dose di forza e di rimpianto al cantato e alle linee della chitarra. Si chiude con Solo Per Avere Memoria, brano breve che “annuncia” il titolo in italiano all’inizio e poi torna al testo in inglese e alla gentilezza dei toni.

Un disco semplice, lineare, in cui le idee sono al centro e gli orpelli fuori. Questo lavoro di Orson non vuole suonare originale, si inserisce in una corrente di flusso che esiste da sessant’anni e anche più, ma mette in mostra idee, sincerità e voce di uno che dà l’impressione di essere un amico su cui si possa contare.

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