Oscar di Mondogemello, “Nero”: la recensione

oscar di mondogemelloUscirà ufficialmente a novembre, ma noi di TRAKS siamo già qui a raccontartelo: Ivan Borsari, in arte Oscar di Mondogemello è un talentuoso cantautore modenese classe ’81 che, dopo oltre vent’anni da batterista per diverse formazioni locali decide di incarnare le vesti del songwriter e il risultato è un cantautorato italiano atipico, costruito con synth, chitarra e loopstation.

Il suo ultimo album è Nero, in uscita per Tempura Dischi/Porcoggiuda Music File: composto da nove brani che rappresentano un’evoluzione sonora e stilistica molto distante dai precedenti due ep (Senza titolo e Miele). Caratterizzato da un suono distorto il disco porta con sé atmosfere cupe e molto intense. Nero è stato prodotto e mixato da Gabriele Riccioni.

Oscar di Mondogemello traccia per traccia

Il disco si apre con Ascolta, che già porta con sé un po’ dell’umor nero che caratterizzerà gran parte del disco, con suoni sintetici a fare da supporto alla massa di lavoro analogico che dà volto all’album. Relativo prosegue con una certa acrimonia, espressa soprattutto da una chitarra molto “indie”, appoggiata su panorami ora scarni ora improvvisamente popolati di suoni, in un pezzo che risulta di sapore aspro.

I toni di Canzone non sono molto più morbidi, anzi qui si incattivisce anche il testo, forse a seguito di un ritmo aggressivo e di sonorità che, benché non disdegnino qui e là qualcosa di sintetico, suonano molto ruvide e vive.

Non c’è più niente cadenza il passo e arricchisce di rimpianto la chitarra, muovendosi su linee semplici ma martellanti.

Al Mare invece punta su ritmi molto più rapidi, prendendosi anche qualche deviazione di carattere orientale, in un quadro generale new wave/post punk. Anche Come fai si muove in ambienti cupi e scuri, ma il sentimento prevalente sembra più malinconico che rabbioso.

Cicatrici è un pezzo con molte attinenze con l’indie rock italiano degli anni Novanta, con il suo drumming ritmato, il cantato e il giro insistito di chitarra. Ora parte piano, pesca dai suoni del post grunge, poi accende il motore e aggiunge l’organo a una canzone con più livelli. Il disco si chiude con Sogni, con un buon giro di basso e con sensazioni oscure che dardeggiano all’orizzonte.

Prova ottima e convincente, da parte di Oscar di Mondogemello. Canzoni dure, spinose, che aggrediscono e a volte fanno male. Una crescita continua che porta Borsari nel novero degli autori più interessanti di questa generazione.

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