San Michele (Maciste Dischi/Virgin Records Italia/Universal Music Italia) è il nuovo disco di Pablo America. Uno dei progetti più surreali in circolazione mette in fila otto ballate che sottolineano l’originalità della sua scrittura, soprattutto a livello di testi.
I brani del progetto “San Michele” li ho scritti tra Milano e la regione Marche negli ultimi quattro barra cinque anni. Quando mi andava. Con le canzoni di “San Michele” ho provato a ricreare atmosfere dell’infanzia. La mia infanzia alla scuola elementare delle suore “San Michele Arcangelo”. Scuola che, a detta di Google, è oggi chiusa definitivamente. Da tanti, tantissimi ho avuto aiuto. Sostenendo il tema cristiano, secondo iconografia, San Michele sarebbe adorno di spada e scudo durante i suoi combattimenti contro le legioni di Satana. Tutte le persone che mi sono state accanto in questi anni di scrittura sono stati la mia spada e il mio scudo
Pablo America traccia per traccia
Anch’io “tra le canzoni di John Lennon preferisco Jealous Guy” (ma anche Mind Games), perciò posso solidarizzare con Pablo America che apre il suo disco con Fragole e rock’n’roll, che a prescindere dalle ispirazioni beatlesiane è cantata un po’ alla Vasco, con un po’ di Bowie qui e là, e versi che scivolano su sonorità morbide.
La narrazione sottovoce, arricchita da un po’ di basso, prosegue con Noi non siamo il punk, sempre lenta e avvolgente. “Noi non siamo il punk/che lavori in banca” è una quasi rima di un certo fascino.
“Ascoltavo i Nirvana/mi facevo i cazzi miei” è un ritornello generazionale da cantare tutti insieme: ci sono i Nazi che pestano pestano in un’altra ballata, questa volta corale, con pianoforte e tanto struggimento.
Chissà dove vola la mente, ci si chiede in Boy George, che non ha un andamento da Culture Club ma conserva le molte morbidezze dei brani precedenti. Che poi si ripetono anche ne L’uomo che venne ucciso al ristorante cinese, una storia tragica con un po’ di batteria e qualche idea psichedelica.
C’è qualche calco da Venditti ad aprire la melodia di Arianna, che sta sotto luci trasgressive, fuma troppe sigarette e indossa Yves Saint Laurent. Pianoforte e tristezza irrorano anche Lonely Boy dei Black Keys, inseguita (su Twitter) dai seguaci di Adolf Hitler. Il surreale contorna la canzone almeno quanto la malinconia.
Si celebra la Superwoman nel finale di album, sempre con morbidezza e con qualche coro. Lei fa un sacco di cose nuda nel letto dei suoi, lui presumibilmente la guarda e la racconta.
C’è una playlist dentro la tracklist del nuovo disco di Pablo America, neanche troppo nascosta. Ma al di là delle continue citazioni, da Lennon ai Black Keys, c’è una linea melodica semplice e precisa che si fa stile e carattere, con una serie di torch songs che possono spezzare qualche cuore.
Certo, a noi piace anche il Pablo America più pazzo e libero, quello a cui delle volte parte la brocca e si mette a suonare death metal in concerto, mentre qui non ce n’è traccia. Ma il talento c’è, la versificazione sghemba anche, probabilmente il prossimo disco sarà world music o psych blues, o magari uguale a questo, nota per nota. Chi vivrà vedrà.
Genere musicale: cantautore
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