Il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza di genere. Che poi si traduce con “violenza contro le donne”, perché chi scrive come tutti gli altri esseri di sesso maschile dovrebbe essere a conoscenza del fatto che quasi sette milioni di donne in Italia hanno subìto violenza nel corso della vita, e per quasi tre milioni l’abuso è perpetrato dal partner o dall’ex. Nel 2018 le vittime di femminicidio sono state 142, un numero in crescita rispetto all’anno precedente, e 94 quelle registrate nei primi dieci mesi del 2019 (fonte: Istat).
E’ perciò piuttosto doveroso che TRAKS oggi ospiti un video “in tema” che un gruppo di ragazze, le Pandorea, lanciano in anteprima esclusiva sul nostro sito proprio oggi: Hydra. Sotto al video la nostra intervista con la band.
Vi va di presentare le Pandorea a chi ancora non le conosce?
Siamo cinque ragazze della provincia di Modena, che nel 2015 si sono conosciute e hanno deciso di fare musica insieme. L’idea è partita da Sara, che indubbiamente può essere considerata la fondatrice del gruppo: da sempre affascinata dalle grandi donne del rock, a cominciare da Joan Jett, aveva come sogno nel cassetto quello di creare una band “all female”.
Ed eccoci qua! Esattamente un anno fa abbiamo pubblicato il nostro ep d’esordio, intitolato XX, come i due cromosomi che caratterizzano il corredo genetico femminile. Ogni traccia in esso contenuto, infatti, racconta un diverso aspetto della condizione della donna nella società attuale.
Avete deciso di lanciare proprio oggi “Hydra”, nella giornata mondiale contro la violenza di genere. Posto che (a parole) tutti quanti siamo ovviamente orripilati contro i fatti che purtroppo quotidianamente succedono anche nel nostro Paese, dal vostro punto di vista che cosa si può fare concretamente fare per arginare se non per cancellare completamente il problema?
Crediamo che il primo passo da fare per limitare questa piaga sociale sia rendere l’universo maschile sempre più partecipe della lotta contro di essa. Come? Riconoscendo che gli uomini contrari alla violenza di genere esistono e sono tanti, e dando loro la possibilità di esprimere il proprio dissenso attraverso quanti più canali di comunicazione possibili.
A volte, di fronte ai numerosi e sconcertanti fatti di cronaca, si ha la tendenza a “mettere il paraocchi” e fare di tutta l’erba un fascio, identificando l’essere maschio con l’essere violento, ma per fortuna conosciamo tante persone meravigliose che ogni giorno ci dimostrano che non è così!
Tra l’altro, lasciare che gli uomini si facciano portavoce della causa potrebbe avere risvolti quasi “terapeutici”, in quanto potrebbe indurre gli autori di atti violenti a interrogarsi sui propri gesti, comprenderne la gravità, e passare dalla parte “giusta” della barricata.
Riteniamo inoltre fondamentale che di questo problema si parli il più possibile, perché nonostante la grande risonanza mediatica, nella vita reale viene ancora trattato alla stregua di un tabù. Forse inconsciamente si tende a evitarlo, o a sfiorarlo solo marginalmente, senza mai scendere troppo nel dettaglio, senza cercare di capire e dare una spiegazione alle reali cause che lo provocano.
Per pigrizia, per comodità, forse anche perché tali cause sono diverse, e non sempre facili da individuare. Così come sono molteplici le forme che la violenza può assumere: sessuale, fisica, verbale, psicologica… e chi più ne ha più ne metta.
Ma quando diciamo che bisogna parlarne, intendiamo anche invitare le donne stesse a non accettare nessun tipo di sopruso e a denunciare qualsiasi tipo di prevaricazione, senza temere di essere lasciate sole o di non essere ascoltate. Noi, con i nostri testi e con le nostre note, vogliamo dare voce a chi di loro ancora non ha trovato la forza o il mezzo per farlo.
Ci raccontate come nasce la canzone?
In parte abbiamo già risposto, ma aggiungiamo che essendo cinque ragazze sicuramente ci sentiamo toccate in modo particolare da questa tematica. Anche se, fortunatamente, nessuna di noi è mai stata vittima di gravi episodi di violenza, ci è capitato di assistere ad atteggiamenti sessisti, discriminatori e intimidatori nei nostri confronti.
Inoltre, abbiamo visto persone a noi care subire situazioni spiacevoli proprio a causa di questo problema, dunque non potevamo astenerci dal dedicarvi un brano. E, sempre ricollegandoci alla risposta data alla domanda precedente, ci piacerebbe spiegarne il titolo: l’idra (in inglese “hydra”) è una creatura mitologica, dall’aspetto mostruoso, con terribili fauci e tante teste, che tanto ricorda la “multisfaccettata” violenza di cui parlavamo prima.
Anche il concept del video mi pare particolarmente interessante: vi va di raccontarci qualcosa in merito?
Come avete potuto ascoltare, Hydra è un brano tagliente, cupo, inquietante: il vibrato della voce e i suoni pesantemente distorti vogliono rappresentare un incubo vissuto a occhi aperti, una prigione fatta di sbarre invisibili che si fa via via più angusta, un male che non potendo farsi strada per uscire dal corpo e dalla mente li dilania da dentro. Hydra è un’analisi in musica di ciò che prova una donna ferita, psicologicamente e fisicamente, umiliata, disprezzata, abusata da chi invece dovrebbe amarla.
La donna protagonista è una marionetta nelle mani di un aguzzino che la manovra a proprio piacimento, come fosse una bambola priva di sentimenti, incapace di concepire pensieri, di provare emozioni e dolore. Un burattinaio che non si accontenta di usare il suo corpo, ma che si insinua nella sua mente condizionando la percezione che lei ha di sé stessa, portandola a convincersi di non valere nulla, e quindi ad autodistruggersi.
È per questo che nel video abbiamo voluto dare tanta centralità ai fili e alla fisicità dell’attrice, che avvinghiata si contorce disperatamente. Altro elemento ricorrente è il lampadario di cristallo, anch’esso completamente avvolto dai fili, che con i suoi riflessi caleidoscopici vuole essere una metafora della mente confusa e completamente soggiogata della protagonista.
Sul finale però, ecco che arriva il riscatto: stremata da tanta sofferenza, ormai non più capace di convincersi che l’amore possa coincidere con una tale devastazione, la ragazza riprende coscienza di sé e, raccogliendo le forze rimaste, strappa i fili che la tengono prigioniera. Hydra è quindi da intendersi come un brano di denuncia, sì, ma anche come incoraggiamento a ribellarsi all’ingiustizia, venire allo scoperto e ritrovare sé stesse.
Quali saranno i vostri prossimi passi?
Mentre instancabili continuiamo a promuovere il nostro ep di debutto, abbiamo già iniziato a comporre nuova musica e prevediamo di pubblicare un album nel prossimo anno. Senza svelare nulla, possiamo dire che, anche se il concept non sarà lo stesso, probabilmente qualche brano avrà ancora a che vedere con l’esplorazione del complesso mondo femminile… d’altronde siamo donne, e scrivere di donne e per le donne ci viene naturale!