Piccoli Animali Senza Espressione, “Sveglio fantasma”: la recensione

Piccoli Animali Senza EspressioneI Piccoli Animali Senza Espressione tornano, tre anni dopo Cerco casa vista Marte, con un nuovo disco che vede alla produzione Dimitri Tenedle, il che aumenta il tasso elettronico nelle canzoni del nuovo Sveglio fantasma, in uscita il prossimo 2 maggio.

“I suoni possono rievocare luoghi – i synth e il moog per l’Oriente, l’oboe per Venezia e un basso trascinato, quasi fosse un violoncello, per Praga – oppure seguire cadenzati il passo di viaggiatori in cerca di sé. Chitarre in arpeggio si fondono a trame sintetiche fino ad aprirsi in un assolo capace di dialogare con il canto”.

Piccoli Animali Senza Espressione traccia per traccia

Si parte da La teoria delle stringhe: i ritmi sono alti e le schermaglie elettroniche intense, a ricordare quelle “particelle che vibrano” in un universo sonoro (e non) caratterizzato da un apparente disordine. Più pacifici i discorsi de La mia parte lagunare, storia del tutto veneziana e intessuta di trame narrative che emergono da suoni elettronici che però rimangono per lo più nelle retrovie.

Come il quadrato mantiene larghezze ariose e rasserenanti, anche se sul fondo si scorgono movimenti convulsi. Luminoso parla dei viaggi di Kandinsky, alzando ulteriormente il livello di eleganza delle sonorità. In cammino riprende temi placidi con un’attitudine architetturale.

Più giocosa Il punto e la linea, mentre con Oltremare si torna a scavare un po’ più a fondo, con un discorso sorretto da tessiture fini nel background e dalla voce che vola alta come sempre. Qualche traccia di new wave e comunque una certa oscurità si riscontrano in Lupa, tra i pezzi più incisivi del disco. Dopo l’intermezzo di Luce astrale, ecco Vicolo d’oro, intima nella prima parte e con spazio per un movimento sinuoso di chitarra nel finale. Il pianoforte di Tracce separate si incarica di fornire una chiusura all’album.

Disco dalle molte sfaccettature, quello dei Piccoli Animali Senza Espressione, che scavano in direzioni diverse. L’album, del tutto contemporaneo riguardo al suono, gode invece di una cura certosina “antica” nella composizione dei testi, offrendo un contrasto complessivo decisamente interessante.

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