Foto e testo di Fabio Alcini

Tra gli edifici dismessi del Parco della Certosa reale di Collegno (Torino) arriva un’ondata di “freschezza”, anche nel senso che si addensano nuvoloni che fanno pensare al peggio per tutta la sera. Ma il concerto dei Pinguini Tattici Nucleari per il Flowers Festival, aperto dai Vertigine e da CLAVDIO, in realtà rimarrà esente da pioggia e in compenso sarà molto rinfrescante per altri validi motivi.

Un set molto rock per aprire la serata: i Vertigine portano sul palco una formazione con due chitarre (Gibson), basso e batteria per l’entusiasmo di prime file zeppe di under 20. Il tiro c’è, la frontgirl (si dirà così? Boh) ha una voce piacevole, il chitarrista zompa sul palco che è una bellezza, le canzoni promettono bene. Un buon battesimo.

Vertigine

Nell’attesa dell’ospite successivo i ragazzi intonano un “Bella ciao” che fa decisamente bene al cuore. E a proposito di Cuore, tocca a CLAVDIO e già il discorso è differente: il cantautore romano apre con Suriname ed è quasi psichedelico, sicuramente oscuro, tutto sommato poco indie.

Ed è così ancora per un paio di pezzi, tipo Serpenti, a conferma del fatto che i primi singoli hanno mostrato una faccia soltanto parziale del cantautore romano. Che si presenta con una formazione a quattro componenti, lui compreso, con batteria basso/chitarra e tastiere, mentre lui salta dalla chitarra acustica al synth.

Certo poi ecco Nacchere e il lato pop emerge in pieno, anche se sempre con intelligenza e una certa plasticità. La voce non è delle più potenti ma le storie romane reggono bene il clima nordico di Collegno. L’interazione con il pubblico non è continua e CLAVDIO mostra qualche tratto di timidezza.

CLAVDIO

Arriva anche qualche episodio dal disco precedente, che pochissimi conoscono: la chitarra è una tempesta elettrica molto rock e rumorosa su Morto. Per il ritorno a Togliatti Boulevard rimane solo sul palco, quasi al buio e attacca Amazon. Con Le Tue Gambe si raccontano storie di puttane, anch’esse espresse in intimità totale. Ma questa francamente è la parte più debole dello show: il pubblico si distrae un po’, probabilmente meno coinvolto da questo clima da club che si è instaurato d’improvviso.

E allora ecco che il resto della band torna ed ecco Foto (quella dello scroto lanciato nello spazio) che rianima il pubblico. Poi annuncia un pezzo scritto “mentre sistemavo il box di mia madre”, ed è Ricordi. Ecco poi Cuore, che tutti attendevano e tutti cantano, eseguita in modo piuttosto fedele e con un po’ di aiuto del pubblico. Ultimissima è Cuccuruccù di Battiato, eseguita in modo energico e in un tripudio di luci. Il materiale c’è ma forse per le performance dal vivo andrebbe selezionato meglio o riarrangiato in modo più coinvolgente, perché qualche pezzo si perde un po’.

Arrivano i Pinguini

Il pubblico inizia a cantare le canzoni dei Pinguini da ben prima dell’ingresso dei medesimi (nella fattispecie Lake Washington Boulevard, e la cosa non passerà inosservata) dimostrando che, a dispetto del titolo del disco, qui di hype ce n’è da vendere. E infatti quando arrivano sul palco è trionfo da subito.

Pinguini Tattici Nucleari

Partono con Tetris e il funketto movimentato tratto dal disco del 2017 Gioventù brucata scatena subito tutti i presenti, sia sopra sia sotto il palco. E non ci sarà verso di rallentare mai. Di sicuro non con Nonono, presentata come una canzone sugli scopamici, praticamente un inedito della vasta letteratura su ogni tipo di amore.

C’è uno show nello show: Elio Biffi, tastierista nonché Pinguino più riconoscibile e istrionico tra quelli attorno a Zanotti, si esibisce in uno spettacolo “totale” con La strategia della tenzone, che canta e balla, finendo tra le grida “nudo, nudo”.

Pinguini Tattici Nucleari

E si parte con le canzoni più recenti: ma se su disco suonano spesso come poppettini un po’ leggeri, qui acquistano peso, sostanza. Insomma ‘sti ragazzi suonano davvero e bene, hanno un’esperienza di palchi ormai molto vasta e per quanto facciano tutto con il sorriso e consci di venire dalla “provincia”, prendono tutto molto sul serio. Lo confermano proprio su Lake Washington Boulevard, che dicono di aver suonato dal vivo soltanto tre o quattro volte e che arriva molto intensa. Zanotti dichiara di aver preso un raffreddore che ne limiterà parzialmente le performance vocali.

Ecco qui la title track Fuori dall’hype, (sempre una bella emozione sentire parole come “tifo Inter da una vita” qui, a casa del nemico). La scelta è quella di sostenere anche una canzone estremamente melodica come questa con schitarrate e tantissimo movimento. E invece rimangono fuori dal set altri pezzi molto morbidi dell’ultimo disco, per esempio Scatole.

C’è invece, e come potrebbe essere altrimenti, Sashimi con la sua storia d’amore naufragata tra Saragozza e l’all you can eat. E’ indubbiamente uno dei momenti più divertenti e animati di una serata che di sicuro ne ha regalati parecchi. Tanto che volano reggiseni, manco fossimo a Woodstock.

Spuntano cartelli (“Domani ho la maturità”, per esempio), e soprattutto un “Venduti” che fa ovviamente riferimento all’epitaffio di Fuori dall’hype (“belli i primi, poi venduto”) ma che è retto da un misterioso personaggio con barba finta che darà notizia di sé nel finale del concerto.

Ci sentiamo molto rock and roll

“Ci sentiamo molto rock and roll”, spiega intanto il Pinguino frontman, ma in sostanza non è che una conferma di quanto visto finora. Parte così Gioventù brucata, decisamente molto apprezzata. Poi un intermezzo dedicato al Preservativo Tattico Nucleare: si spiega a chi non lo sa che quando la band era sconosciuta si era inventata tutto un merchandising, compresi i profilattici “brandizzati”, ma dimenticati poi nel garage di Elio Biffi sotto un costume da Gabibbo.

Pinguini Tattici Nucleari

Si arriva così a Verdura, con il tripudio totale ingenerato dala finalone “Siamo la fine del mondo/che cosa siamo noi?”, ma in fondo da tutto il pezzo, azzeccatissimo almeno quanto Antartide, che parte poco dopo.

Ecco poi un’intro di piano su cui prende forma la presentazione dei componenti della band, prima di Cancelleria (“una canzone un po’ politica”, spiega Zanotti), tratta da Il re è nudo del 2014 e piuttosto lontana dalla scrittura attuale della band. Ma c’è una certa soddisfazione nel modo in cui la mettono in pratica, particolarmente dura e ruvida, con una bella linea di basso e schitarrate furibonde. Le origini della band, con forti influenze prog, vengono fuori soprattutto ora. Si infila qui anche Camminerò canzone di chiesa che era un classico dei live della band, recentemente dismesso ma ripescato per l’occasione.

Pinguini Tattici Nucleari

Si va verso la fine con Bagatelle, pubblicata sempre sullo stesso disco: ballata celtica e saltellante della band che incontra altrettanto il favore del pubblico. E poi, siccome siamo a Torino, c’è un ospite (più o meno) inatteso, cioè Eugenio Cesaro degli Eugenio in via di Gioia, improbabilmente camuffato con barba finta (era lui quello del cartello “venduti”). Zanotti improvvisa Altrove della band torinese, prima del finale condiviso sull’immancabile Ilaria.

Una rock band che fa pop: mentre il pubblico ne chiede ancora e loro rimandano l’appuntamento al chiosco del merchandising (ci andranno davvero, lo fanno sempre) è impossibile non apprezzare questo mix di ingenuità pop e perizia nella gestione dello spettacolo che per un’ora e mezza non ha registrato pause né cali di tensione. Uno dei live act più coinvolgenti su piazza al momento, senza dubbio.

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