Buona Fortuna è il disco d’esordio dei Portobello pubblicato dall’etichetta luovo, la label di iCompany, registrato e prodotto da Alex Cozzolino e Stefano Donato presso l’Ac Studio e il 2F Recording Studio e masterizzato da Andrea Suriani presso l’Alpha Dept. Studio.
L’esordio dei Portobello è il culmine di un processo che da personale è diventato collettivo, e ognuno dei nove brani è un’impronta scaturita da questo incontro di influenze, stili ed esperienze.
“Buona Fortuna è un album che parla di ragazzi che provano a vivere una vita da adulti, in una società di adulti che urlano sui social come bambini, di sigarette elettroniche e di cerotti, di mare e di provincia. Ma soprattutto buona fortuna è un augurio che ci siamo voluti fare e che facciamo a tutti: quello di essere felici.”
Portobello traccia per traccia
C’è un cling clang di chitarra alla partenza di Cruciverba, che parla di situazioni di provincia (come “gruppi di vecchi che ballano balli di gruppo per vecchi”) e una “noia laconica”. I suoni sono quelli che ammiccano al vintage.
Dietorelle abbassa leggermente i ritmi e si fa più accogliente a livello di sonorità, benché il drumming sia piuttosto robusto.
Si parla di gente che si cerca nella notte senza trovarsi in Sylvie, spinta avanti da qualche riffettino di chitarra appena accennato. Poi parte la sezione dance, molto 70s.
Con Un attimo e basta si procede su strade più tranquille, anche se la seconda parte del brano aumenta l’intensità.
Cerotti ha tutti gli ingredienti del pezzo itpop. Una relazione finita, serie tv da vedere, malinconia e sonorità soffuse, con qualche influenza soul.
Si rianimano i ritmi con una meteorologicamente molto azzeccata Il freddo di giugno, portatrice di un pop piuttosto disinvolto.
Titolo cinematografico e istinti narrativi per Amélie. Ci si rianima di colpo con Piano B, che disprezza gli entusiasmi radiofonici e suona piuttosto forte.
Si richiude sul morbido con Buonanotte, quasi jazzata, con il pianoforte che ne percorre le anse. Il finale però è accelerato e anche un po’ sorprendente.
I Portobello prendono gli ingredienti dell’indie pop e li rimescolano in modo piuttosto efficace, con qualche episodio notevole e un risultato complessivo più che positivo.