Professione musica: Valerio Pellegri, compositore
Le interviste di questa rubrica vogliono dare uno sguardo un po’ più approfondito a molte, se non tutte, le professioni che ruotano intorno al mondo della musica. Quindi cantanti e chitarristi, naturalmente, ma anche arrangiatori, tecnici del suono, gestori di sale prove, addetti stampa, giornalisti, fotografi, registi di video eccetera. Per capire se e come sia ancora possibile “vivere di musica”.
Puoi presentarti in breve e descrivere la tua professione?
Mi chiamo Valerio Pellegri e sono un compositore di colonne sonore per media. Il mio lavoro è creare il giusto “tessuto sonoro” a supporto delle immagini, che siano Film, Pubblicità, Documentari, Web Video o Videogames.
Mi piace pensarmi simile a un “camaleonte musicale”: in questo mestiere si deve saper comporre (e quindi conoscere) in tantissimi generi musicali diversi, avere un workflow estremamente veloce e padroneggiare tutto il processo di creazione musicale dalla A alla Z, dalla composizione al digital recording, dal mixing/mastering al sound-design.
Una buona colonna sonora si regge su un difficile equilibrio che spesso è una vera e propria sfida da raggiungere: rimane invisibile, non distoglie l’attenzione dalle immagini ma allo stesso tempo potenzia il messaggio e coinvolge lo spettatore.
Quali sono stati i tuoi primi approcci con il mondo della musica?
Fin da bambino in casa, in viaggio per le vacanze, o seguendo le tournée del papà musicista pure lui, c’era sempre e costantemente musica. Tra tutti primeggiavano Paolo Conte, De André, King Crimson e tanta musica etnica.
Sono cresciuto studiando da pianista jazz e suonando in diverse band; mi sono poi specializzato in composizione e produzione digitale, investendo molto per studiare con maestri di fama internazionale.
Hai avuto figure ispiratrici, qualcuno che ti abbia aiutato particolarmente, punti di appoggio senza i quali non avresti raggiunto i tuoi obiettivi?
Come dice Jason L. Baptiste nel suo libro “Startup Vincenti”: non ce la farai mai da solo. E’ grazie alla preziosa rete di contatti coltivata negli anni che sono arrivato a lavorare con clienti come Ducati, Ferrari, Hamilton, Scuola Nazionale del Cinema eccetera.
La qualità del proprio lavoro, poi, è l’ago della bilancia. Fornire un prodotto il più possibile competitivo con il mercato ed essere buoni imprenditori di se stessi è la conditio sine qua non per affermarla, ampliarla, coltivarla e mantenerla piena di rapporti di fiducia e stima reciproca.
Qual è la parte del tuo lavoro (se c’è) che detesti o della quale comunque faresti a meno?
La burocrazia, i momenti di panico in cui la deadline si avvicina e lo spartito è ancora completamente bianco, e quando in studio ho finito il the verde. Ah sì: quando mi chiedono di lavorare gratis.
E’ un po’ come se andassi dal panettiere e dicessi “solo per il piacere di averla vista, la ringrazio e pensavo di pagarla mettendo una bella parola su di lei in quartiere”. Purtroppo questo succede ancora e davvero troppo spesso in Italia.
Puoi raccontare qualche aneddoto particolare legato alla tua professione?
Mi è capitato di ricevere alcune email che mi hanno fatto sorridere, facendomi capire quanta difficoltà ci sia a esprimere a parole quello che si desidera musicalmente.
Sia chiaro, parlare di musica è difficile anche tra noi musicisti quando non abbiamo uno strumento sottomano; ma per chi svolge un altro lavoro è come spedire una rezdora (termine emiliano per indicare la classica casalinga di una volta) in Giappone e obbligarla a ordinare un piatto di tortellini.
Spesso mi trovo a dover interpretare metafore un po’ bizzare, come per esempio: “ci piace molto, ma la puoi fare un po’ più…arancione?” oppure “vorremmo atmosfere tra il crepuscolare e il new-wave ma con un retrogusto medioevale”… Eh?!
Sei iscritto a enti previdenziali oppure organizzazioni di qualche tipo? E’ obbligatorio o facoltativo?
Sono iscritto all’INPS come compositore freelance e alla SIAE per la riscossione dei diritti di riproduzione meccanica. Esistono in realtà soluzioni alternative per entrambi gli aspetti, che io sto ancora valutando. Basta informarsi un po’ in rete o rivolgersi a qualche collega.
Consiglieresti a un giovane di provare a fare il tuo lavoro? Perché?
Dando per assodato che io amo il mio lavoro alla follia per mille ragioni, l’unico consiglio che mi sento di dare è fare convivere la voglia di realizzare i propri sogni con una sana dose di lucidità e senso di responsabilità.
Bisogna ricordarsi che in Italia vivere di musica è parecchio difficile. Possibile, ma difficile. Non serve a nulla fare confronti di carriera con gli altri e demoralizzarsi; è molto meglio rimboccarsi le maniche, rimanere curiosi e studiare sempre, creare un proprio piano d’azione e iniziare la propria strada magari con un lavoro part-time come salvagente mensile, oppure arrotondando con l’insegnamento.
Senza entrare nello specifico, puoi dare un ordine medio di prospettive economiche per chi fa un lavoro come il tuo nel 2014 e in Italia? Quanto si può arrivare a guadagnare, a grandi linee ma in modo realistico dopo qualche anno di professione?
Per quello che mi riguarda è davvero difficile dare una stima perché ogni progetto ha il suo budget che dipende da tantissimi fattori. Personalmente mi sento ancora in fase di crescita professionale per quanto sia felice e profondamente grato di aver potuto lavorare per alcuni “grandi nomi”.
Posso dire che esistono compositori che lavorano esclusivamente per Royalte Free Music Libraries e arrivano a guadagnare cifre a 4 zeri mensilmente (io ahimè non sono uno di questi…), ma solo dopo anni e anni di duro lavoro che portano ad avere un repertorio qualitativamente eccellente e numericamente molto nutrito. E’ un mestiere multi-sfaccettato, che non ha un percorso unico per arrivare al traguardo finale.
Che progetti e prospettive vedi per te in questo momento e per chi lavora nel settore musicale oggi in Italia?
In Italia la situazione non è facile, e non mi precludo un trasferimento all’estero se dovesse essere necessario per inseguire un sogno.
Per ora spero di poter continuare a percorrere questa strada proprio come sto facendo, e di anno in anno guardarmi indietro e vedermi cresciuto. Mi piacerebbe molto inserirmi maggiormente nel mondo dei videogame e dei film, entrambi mi affascinano parecchio.
Che tipo di musica ascolti nel tuo tempo libero?
Rispondo con una frase alla David Caruso: ascoltare musica non è tempo libero, fa parte del lavoro. Ascolto tantissimi generi musicali per carpirne i segreti, comprenderne le regole, conoscerne gli strumenti e il loro funzionamento, così da poter andare incontro alle richieste specifiche dei clienti.
Ascolto pochissime colonne sonore, se non per studiare approfonditamente solo quelle che reputo interessanti, per cercare di rimanere sempre fresco e non cadere nella trappola dell’imitazione.
Tra i miei artisti preferiti e inossidabili metto sicuramente Bjork, Massive Attack, Apparat & Moderat, Erykah Badu, Buena Vista Social Club, Ravel, Duke Ellington, Brubeck ma ce ne sarebbero molti molti altri.
Confesso che chi mi ha davvero aperto la mente e fatto scoprire armonie incredibili è un gruppo corale bulgaro chiamato The Mystery of Bulgarian Voices: questo antico folklore, tramandato per generazioni e generazioni da una formazione prettamente femminile, e la capacità delle sue armonie di far scattare dentro di me un interruttore quasi primitivo, mi ha lasciato, e mi lascia tutt’oggi, musicalmente in estasi. Nel futuro, confido che questo “fuoco” che mi spinge a esplorare e a arricchirmi musicalmente, non si spenga mai.