Project Czar è un’idea del cantautore di origini montecosaresi Ivan Perugini, nata per uscire dagli schemi e gli standard musicali dell’hard rock, dando sfogo alla libertà e fantasia musicale dei suoi componenti. Il primo album pubblicato, l’omonimo Project Czar: Ivan esce nel 2008; molto più recente invece l’ep In my Heart. Abbiamo rivolto qualche domanda alla band.
Avete una storia piuttosto ricca alle spalle: vi va di accennarla?
Project Czar è un’idea del cantautore di origini montecosaresi Ivan Perugini. Il primo album pubblicato, l’omonimo Project Czar: Ivan contenente 10 tracce inedite, esce nel 2008; agli strumenti si avvicendarono diversi amici musicisti, tra cui il primo nucleo di quelli che saranno poi i Sun King, tanta era la voglia, dopo diversi demotape, di dar vita ad un album su cd vero e proprio.
Dal vivo L’album sarà portato dal vivo proprio dai Sun King, in cui Ivan cantava, proprio perché Project Czar era nato come solo project. Dopo una pausa dovuta agli impegni dei Sun King, Ivan decide di rimettersi al lavoro, ma questa volta vuol costituire un Project Czar solido e stabile.
Agli inizi di settembre 2011 la scelta cade sul suo collega di lavoro Alessandro Fermani, bassista in standby, ma pronto l’azione.
I due, nel “Basament Studio” iniziano da subito gli arrangiamenti del nuovo lavoro, avvicendandosi con diversi batteristi per circa un’anno, fino al completamento di quello che sarà un ep contenente quattro tracce intitolato Project Czar II. Verso le fasi finali di questo lavoro entra in gioco anche l’attuale batterista, il morrovallese Mauro Tosoni.
All’uscita di Project Czar II seguì anche il videoclip di In signo tauri realizzato da Andrea Nataloni
Nel frattempo la band non rimane ferma ma, contemporaneamente ai live, lavora a un nuovo album: sperimentando come non mai e fondendo i gusti (a volta anche contrastanti) dei tre componenti nel dicembre 2014 vede la luce Fight to the light album di nove tracce inedite, accompagnato dal video promozionale del singolo Jumo
L’album dà la possibilità ai tre di esibirsi di spalla a batteristi del calibro di Mike Terrana, John Macaluso, ai nostrani Meganoidi, al chitarrista Frank Ricci e al leggendario Don Airey, poi che vanno a unirsi alla carrellata di artisti locali come T-Odio, Scala Mercalli, Sun King, Dirty Danzig, ai torinesi Dobermann.
Nel 2017 mentre ci si avvia a terminare le registrazioni di 4 nuovi brani, racchiusi nell’ep In my heart, Massimo Ferrara si unisce al gruppo come bassista, sostituendo Alessandro Fermani. L’Ep esce nella primavera del 2018 per la UdU Records, edizioni New Model Label.
Dite di essere nati per uscire dagli schemi e dagli standard musicali dell’hard rock: perché vi stanno così stretti?
Perché come la persona in sé non si può definire compiutamente, allo stesso modo il suo modo di esprimersi, il suo linguaggio musicale, in questo caso non può essere limitato a canoni ferrei. Quindi innegabilmente ci esprimiamo attraverso un linguaggio rock e hard rock in primis, tuttavia se il nostro animo ci suggerisce o esige un altro linguaggio espressivo per esternarsi in quel preciso momento, lo cogliamo al volo senza escluderlo a priori, integrando così il nostro essere hard rock.
Vi va di raccontare come nascono le quattro tracce dell’ep?
Solitamente tutto nasce da un riff che viene poi sviluppato in sala prove. Più raramente può accadere che la canzone nasca già completa in testa al cantante e chitarrista e gli altri apportano poche modifiche legate al proprio stile individuale, in fase di esecuzione. Per i testi, il cantante Ivan attinge al suo vissuto o immagina per esso oniriche variabili.
La vostra passione per il rock è molto evidente. Quali sono le vostre band di riferimento?
Facendo una summa tra tutti i componenti direi Led Zeppelin, Ac/Dc, Black Sabbath, Iron Maiden, Faith no more, Guns and Roses, Gotthard, Ozzy, Rush, Velvet Revolver, U2, Stone Temple Pilot, Toto, Pink Floyd, The Police, Zakk Wylde e la sua Black Label Society, Queen, The Winery Dogs, Sons of Apollo, Ramones, Rancid, Helloween …
Che cosa si deve aspettare chi viene a vedere i Project Czar dal vivo?
Quattro persone che vivono la loro dimensione naturale su un palco e si emozionano a suonare le proprie canzoni, presentandole e offrendole come parte di sé, del proprio vissuto, al pubblico presente. Tenete d’occhio le nostre pagine social e ci vedremo al prossimo live.
Project Czar traccia per traccia
Un rock robusto e sostenuto apre il disco, sulle note di I wanna love ya, elettrica e con qualche sensazione vintage.
C’è pressione e una certa rapidità all’interno di I have no time, in cui i legami con il metal degli anni Ottanta si infittiscono.
Si prosegue a velocità alte e con sensazioni rock molto solide grazie a Welcome everybody.
L’ultima traccia dell’ep vira verso l’oscuro, invece: In my heart mantiene i ritmi alti ma il mood è tra il malinconico e il rabbioso.
I Project Czar fanno riferimenti sonori a epoche passate, ma sono riferimenti molto convinti e solidi, che contribuiscono alla pubblicazione di un ep ben fatto e ricco di spunti.