Psiker, “Maximo”: la recensione
C’è modo e modo di effettuare un tributo: si può fare un bel disco di cover, oppure si può fare come ha fatto Psiker, che per il suo quinto disco ha deciso di omaggiare una delle stagioni più felici dell’italo-pop, quella a cavallo fra gli Novanta e Duemila.
Così ha chiamato a raccolta Raffaella De Stefano dei Madreblu, Luca Urbani dei Soerba, Francesca Gastaldi degli Zerozen e Odette Di Maio dei Soon a complemento di un disco di synth-pop “retrogrado”, cioè Maximo.
Psiker traccia per traccia
Si parte da Metropolitana, già presentata come singolo, che si avvale della collaborazione di Francesca Gastaldi degli Zerozen e che mette a fuoco fin da subito le potenzialità synth pop, con qualche pizzico di sensualità, del disco. Love is un fiore aggiunge qualcosa in termini di ritmica e di contrasto. Si passa a panorami da dance rallentata con Un pence e mezzo, piuttosto ironica.
Raffaella De Stefano dei Madreblu si presta a collaborare su L’altro ieri, molto più seria, tanto da qualificarsi a canzone d’autore, pur alleggerita da sequenze elettroniche colorate. Doubleface recupera un testo basato su qualche gioco di parole ironico, su background elettronici tra l’oscuro, il fantascientifico e il giocoso.
Parla parla parla si incentra, nuovamente, su rapporti interpersonali con persone leggere. Contento, con l’apporto di Luca Urbani dei Soerba, sembra far riferimento a un pop elettronico italiano più antico ancora, e nella fattispecie ad Alberto Camerini. Si procede con Nebbia, leggermente più oscura nei toni.
Ironia sembra in realtà poco ironica, soprattutto per le tematiche presentate, e prosegue su tinte scure, con assolo di chitarra nel finale. Si chiude con Attento, che ha un impianto un po’ meno pop e che gode dell’intervento di Odette di Maio, frontwoman dei Soon.
Progetto interessante e divertente, quello di Psiker, che non esagera con la nostalgia ma reinterpreta le sonorità del periodo con rispetto e praticità. Ne esce un disco pieno di spunti.