Fuori per Dischi Sotterranei e WWNBB Collective, Animali è il nuovo album dei Puà, duo alternative e cantautorale, composto dai musicisti Edoardo Elia – fondatore del Pom Pom Studio di Roma – e Simona Catalani – nota per il suo progetto solista Simmcat – che insieme hanno creato un connubio artistico dal sound del tutto personale, unico e riconoscibile.
Ogni brano ha una struttura cosiddetta a rampa di lancio, verso un’apertura che simboleggia una sorta di invocazione a liberarsi dalle catene di questa vita, dalle sue zavorre, da un sistema che ci vuole addormentati. La maschera dell’illusione, la rappresentazione di ciò che percepiamo.
Puà traccia per traccia
Si parte con una certa delicatezza, tutta quella contenuta in Touch Me, che ha molti aspetti della ballad morbida, cantata a due voci, con qualche dissonanza ma molto armonica e sentimentale. Finale più movimentato.
Incomincia poi la Magic Dance, sempre avvolgente e morbida, anche se il ritmo sale e l’intensità la accompagna, in un ballo che diventa una sorta di loop a salire, sempre con gentilezza.
Atmosfere ovattate per Demelza, che si accompagna con l’organo e si fa leggermente psichedelica. Tempo di assaporare un Beacon Margarita, che insiste su idee psych ma questa volta irrobustendo la sezione ritmica e regalandosi qualche sensazione rock.
Fireman torna a idee più tranquille, per raccontare la gelosia nei confronti di un pompiere. Anche qui si seguono profili che sanno di psichedelia, ma anche di creatività piuttosto libera.
Il basso tiene linee importanti per raccontare di Jewel, che riesce a incresparsi in modo positivo e molto vivace. Schermaglie elettriche e un atteggiamento più ricco di tensione in King Grace, che ricorre a molti colori per arricchire le proprie sonorità. Una danza un po’ scomposta tiene banco dall’inizio alla fine del brano.
Szechuan invece ha un’intro molto più rock-blues, per poi intensificare i propri sforzi durante il brano. Chiusura sommessa: Unusual abbassa decisamente i toni e si fa notturna, prima del congedo dall’album.
Con una vitalità e un’impostazione assolutamente personali, i Puà attingono all’immaginario di importanti maestri senza lasciarsene soggiogare. A me personalmente fanno pensare a Belle & Sebastian, anche per la copertina “virata”, ma anche per il connubio vocale, per le ascendenze folk, per una certa gentilezza sempre presente.
Ma a prescindere dalle lezioni apprese, il duo è sicuramente molto interessante per come si muove e come compone, dimostrando talento e ottenendo canzoni di respiro sicuramente internazionale, con un po’ di nostalgie anni Novanta, ma risultando decisamente fruibile anche qui e ora.