Le band invecchiano, perdono smalto, si rilassano, perdono il focus e dopo più di venticinque anni di carriera non hanno più le motivazioni che li animavano a inizio carriera. Oppure no: per esempio i Punkreas dimostrano, con Il lato ruvido, di non aver smarrito neanche un centesimo della forza che li animava quando hanno iniziato la propria carriera. Abbiamo rivolto qualche domanda alla band.
Cominciamo dalle premesse di questo album: che cosa vi ha spinto a mostrare (e a chiedere agli altri di mostrare) “Il lato ruvido”?
Perché è il nostro lato migliore e pensiamo che sia il lato migliore dei nostri fan. Molte persone lo hanno tenuto nascosto per troppo tempo, ma con questo disco è arrivato il momento di tirarlo fuori!
Tre etichette per un album: sembra proprio che questa volta abbiate voluto fare le cose in grande. Che cosa vi ha spinto verso una produzione così ambiziosa?
L’idea del consorzio di etichette nasce dall’idea di realizzare progetti musicali in grado di confrontarsi con le produzioni delle multinazionali discografiche ma senza seguire le logiche commerciali, che le contraddistinguono. Tipo replicare all’infinito le sonorità che funzionano. E la cosa ci sembrata subito stimolante
La copertina sembra piuttosto “nostalgica”, tra pugni, fuoco, fondali rossi… Che cosa volevate trasmettere con questa scelta?
Il rosso è il colore della passione e noi ne abbiamo da vendere e i pugni a volte sono il gesto di ribellione più istintivo, due cose che rappresentano molto questo nuovo lavoro. Myoopia ha colto perfettamente l’immagine che volevamo trasmettere al nostro pubblico e che in questo momento ci rappresenta di più.
Modena City Ramblers, Stato Sociale, Shiva, Tito Faraci: potete raccontare come sono nate queste collaborazioni?
Gli artisti che hanno “duettato” con noi in questo disco sono prima di tutto amici conosciuti nei concerti e nei backstage dei festival con cui ci sentiamo in sintonia e con cui siamo stati orgogliosi di collaborare. Tito Faraci è venuto a trovarci in saletta con un amico ed è stato uno dei primi ad ascoltare il disco dandoci la conferma che eravamo sul binario giusto, da li è nata la nostra collaborazione.
La vostra “Mi piace” sembra sottintendere una certa sfiducia nei confronti della vita “social”…
Non è sfiducia ma l’uso a volte vano che se ne fa. Non siamo contro i social, sia chiaro, ma molta gente li usa in maniera troppo ossessiva così da estraniarsi dal mondo che li circonda e dalla realtà che non è certo quella dei social.
“Condannato alla realtà” invece esprime un giudizio nettissimo, e anche un avvertimento, nei confronti di reality e talent. Nessuna speranza per chi frequenta questo tipo di show?
Inutile ricordare che sono prodotti televisivi, è già tutto programmato e contrattualizzato quindi devi funzionare per forza fino a che gli servi e fino a che il televoto e i giudici confermano il tuo talento. Questo non lo possiamo sapere, ma fino a ora non ho ancora visto un Vasco Rossi uscire da un programma di questo tipo.
Le cronache dicono che la band stia attraversando una fase particolarmente attiva ed energica, tanto che qualcuno ha paragonato questo disco ai vostri migliori, come “Pelle” o “Paranoia e Potere”. Siete d’accordo con questo giudizio?
D’accordissimo!
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