Joe Morris (chitarra), Jamie Saft (tastiere) e Mike Pride (batteria) rinnovano la propria collaborazione con The Spanish Donkey e pubblicano un nuovo lavoro, Raoul.
I tre mettono insieme le forze per un disco di cosiddetta free music, un genere che ha punti di riferimento nel jazz così come nell’hardcore e nei derivati, ma che fa dell’improvvisazione, anche in studio, la propria cifra stilistica principale.
Ne nascono cavalcate elettriche, per lo più caratterizzate da un sound molto noisy, che prendono la forma di vere e proprie suite. L’album ne contiene tre, molto ramificate.
Il primo movimento è Raoul, in grado fin da subito di raggiungere vette emotive piuttosto cospicue, senza bisogno di grandi mediazioni (o meditazioni).
Nella seconda parte i ritmi rallentano in parte, ma senza smarrire un grammo della propria forza. Il finale vede un ritorno al parossismo, soprattutto della chitarra di Morris, che raggiunge vette molto impervie.
Suoni piuttosto fantasmatici aprono invece Behavioral Sink, accompagnata sulle prime da un hammond altrettanto spettrale. Il fluire del brano è più articolato e meno aggressivo del precedente, ma i suoni fluiscono caldi e ricchi di magma.
Si chiude con Dragon Fly Jones, con pianoforte, echi e riverberi, lunghissimi tragitti sotterranei che poi esplodono in superficie.
Difficile stare al passo della superproduzione di Morris, Saft e compagnia, che ogni paio di mesi sfornano nuovi lavori con formazioni leggermente diverse.
Difficile altresì cogliere tutte le sfumature presenti in lavori spesso potentissimi e dalle mille sfaccettature. Meglio prenderli in blocco, probabilmente, e farsene investire in pieno apprezzandone la vitalità estrema e l’indiscutibile abilità degli strumentisti.