Recensione: Igor Pitturi, “Vesto Male”

Igor PitturiIgor Pitturi, cantautore anconetano, parte bene: il suo primo ep, Vesto male, nasce infatti sotto la tutela di altri due cantautori con una fama più che rispettabile, cioè Filippo Dr Panico e Matteo Fiorino. A dire il vero, quello di Pitturi non è proprio un esordio: la sua precedente incarnazione era Mannaggiatte, con cui ha realizzato tre album.

Dopo altre divagazioni personali e di carriera, si arriva alle cinque tracce per lo più storte di questo ep, con un sottofondo di teatrale e di comico che si deve anche alla sua altra professione, quella di attore.

Igor Pitturi traccia per traccia

Qualche alone malinconico contrassegna Niente Dentro, la traccia di apertura dell’ep, che identifica fin da subito le radici cantautorali di Pitturi, ma anche una tendenza a prendere il largo piuttosto facilmente. Un po’ di Rino Gaetano ma anche un po’ di mescolanze picaresche, zingaresche, piratesche (e tutte le -esche che vuoi) in Nozze allo Stagno.

Eastwood ricorre al recitato per raccontare storie di sconfitte, soliloqui e meteorismo (con probabili ringraziamenti da parte della Lidl). Una lunga coda finale non fa che aumentare il senso di tristezza che la canzone vuole fortemente lasciare.

Non proprio lo stesso intento di Eiaculare, serie di variazioni sul tema proposto dal titolo, su passo cadenzato. Gino il pescatore racconta una storia di mare su ritmi latini, tra incidenti, derive e altri echi di cantautorato lontano nel tempo.

Originalità e personalità a profusione nell’ep di Igor Pitturi, che propone cinque quadretti ora cupi ora esilaranti, mettendo in rilievo un talento notevole e una capacità di raccontare considerevole.

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