CAPVTOValeria Caputo torna sulle scene discografiche tre anni dopo Migratory Birds, dietro la maschera elettronica CAPVTO. Il nuovo disco si chiama Supernova e ha origini lontane: prende forma già durante le registrazioni del primo album al Cosabeat studio di Franco Naddei (Francobeat). Da quei loop e frammenti nascono brani completamente nuovi, accoppiandosi con chitarre, violoncello, piani giocattolo. Il risultato è ambiguo, rimescolato e sorprendente.

CAPVTO traccia per traccia

La prima traccia è la morbida Blooming, scritta con Chris Yan, che introduce l’album con sensazioni da elettronica moderata, la voce che si staglia sopra il contesto musicale e le pochezze del mondo. Meno morbida e fluida Blindfolded, che anzi nasce frammentaria e piuttosto convulsa. La voce di Valeria si fa più calda ma indugia su toni più oscuri. Il procedere del brano indurisce ulteriormente il suono, come a esplorare le potenzialità di una canzone che si incattivisce passo dopo passo.

Con il coro cantato dai sostenitori dell’operazione di crowdfunding che ha cofinanziato il disco, Flower Girl si divide tra sensazioni leggere, quasi easy listening, e ritmiche industrial inceppate. Passo rallentato e vaghe sonorità orientali per The Ocean on the Sky, pezzo strumentale che da un certo punto in avanti scopre sonorità molto morbide e malinconiche.

Minimalismo assoluto nell’introduzione di Supernova, la title track, che poi si scopre abile nell’intreccio e nel gioco di voci, con un battito regolare e minaccioso che cresce piano piano. E infatti, il noise prende progressivamente possesso di un brano che anche in questo caso cambia faccia in corsa. Un tuffo nel trip hop/trip pop più profondo con Scrambled Eggs, con voci e timbri a confronto, finché tra i loop ritmici emerge una sorta di rivelazione messianica, sotto forma di coro femminile che canta la gloria della chitarra elettrica, entrata a ridisegnare il panorama.

Bisogna darsi una calmata, e così arriva Living in a cloud, che sa di esilio e malinconia diffusa. Il gioco di parole Looser segue a ritmi sostenuti e parenti di una dance moderata, su una struttura rispettosa della forma canzone, con tanto di ritornello. C’è un che di funereo in The River, che si dipana all’inizio su un dialogo tra voce e violoncello, poi su lunghe digressioni di cornamuse. Si chiude con un robotico/dark wave remix di It’s wrong.

Numerose le sfaccettature messe in campo da Valeria Caputo/CAPVTO, che dopo aver presentato il lato folk stupisce con questo vestito elettronico ma anche con propensione al rischio e alla sperimentazione. L’album mette in risalto qualità melodiche, ritmiche e vocali da non sottovalutare.

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