Giovanni Dal Monte torna con un nuovo album: Visible Music For Unheard Visions, che concentra sperimentazioni elettroniche e idee da soundtrack, ritmiche ossessive e momenti più tranquilli. Dal Monte, che ha iniziao la sua attività negli anni Ottanta, collaborando con artisti sperimentali e d’avanguardia, ha alle spalle numerose colonne sonore per cinema e televisione, nonché rifacimenti musicali di vecchi classici del cinema muto. Il nuovo disco è stato pubblicato da SonicaBotanica.

Giovanni dal Monte traccia per traccia

Il concetto di “musica visibile” è particolarmente evidente fin dalla prima traccia del disco, Cafe Richmond, ove ritmi sbilenchi e suoni figli dell’industrial ma più ammorbiditi procedono all’edificazione di una traccia basata sulla ripetizione delle sensazioni.

Violini romantici e commossi in partenza di Waves that never will be heard, ma si tratta di violini che, presto si intuisce, costituiscono pezzi di tela strappata da una tappezzeria per costituire un manifesto sullo stile di Mimmo Rotella. Il collage che risulta dai campioni strappati è potente e straniante al tempo stesso. Il pezzo si allunga a suite includendo voci, ritmi e strappando altre parti di altri manifesti, costituendo di per sé una piccola colonna sonora di un film forse montato al contrario.

Si torna a una tecnologia piuttosto fredda con Tremor 1, tutta giocata su ritmi percussivi e ripetuti. Strati di melodia sovrapposti a ritmi rock, più rumori assortiti costituiscono il percorso ondivago di From the Cage. Nuovo passaggio algido quello di Tremor 2, che rispetto all’omonimo brano precedente si permette qualche variazione sul tema in più.

In quello che è sostanzialmente un lp simmetrico, Shadows that will never be seen ripresenta sensazioni da grande schermo, e talvolta anche da opera lirica, con gli archi che si prendono cura di un sottofondo però imbrigliato dalle iterazioni.

Particolarmente sorprendente Let’s Go Minimal, che a dispetto del titolo è tutt’altro che minimal, pesca a piene mani da ritmiche elettroniche piuttosto nostalgiche degli anni 80, bilanciando il tutto con voci black rubate al funk e al soul.

Ciò che è maggiormente degno di note all’interno dell’album di Giovanni Dal Monte è la capacità di cambiare la temperatura da un brano all’altro, senza però perdere di vista il disegno complessivo, e costruendo una dimora dai colori contrastanti, però perfettamente coerenti.

Qui sotto lo streaming gratuito dell’album:

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