Il nome è Marvis e la combinazione nasce da un’intuizione del cantautore e compositore Fabio Cinti. L’iniziativa, concretamente, prende il via dall’incontro con la cantautrice e musicista Irene Ghiotto.
Successivamente il progetto si allarga, prendendo le forme di un vero e proprio collettivo artistico con la collaborazione di Francesco Enea e Sara Battilana che dirigono, occupandosi dell’artwork, il complesso concetto estetico alla base del progetto.
Il collettivo, nell’estate 2015, amplia ancora i suoi orizzonti e le sue competenze, costituendosi etichetta discografica (MarvisLabL) e vedendo l’inglobamento di nuove personalità professionali e la collaborazione con l’etichetta romana Bassa Fedeltà.
L’album The Thin Lie, scritto e realizzato da Fabio Cinti e Irene Ghiotto e masterizzato da Max Trisotto, esce il 25 dicembre 2015 in free download fino al 6 gennaio 2016. Contiene otto tracce originali e una cover (“She’s always a woman” di Billy Joel).
Marvis traccia per traccia
[soundcloud url=”https://api.soundcloud.com/playlists/178534186″ params=”color=ff5500&auto_play=false&hide_related=false&show_comments=true&show_user=true&show_reposts=false” width=”100%” height=”100″ iframe=”true” /]Si parte dalla breve e molto morbida The Thin Line, in cui voce maschile e voce femminile dialogano con cautela su universi elettronici che rimangono appena accennati. Diverso il discorso di Come Away, che alza il tiro e integra sensazioni e motivazioni, su ritmiche più intense e leggermente vintage.
How is that possible parte da un brusio che presto lascia il posto a un intreccio di nuovo soffice ma non privo di spirito. Partenza classica per Many Swallows, con la voce maschile che si prende sulle prime tutto lo spazio disponibile, convogliando su di sé le energie del brano. C’è spazio anche per la voce femminile, ma il minimalismo non cambierà, nonostante un prolungato finale solo strumentale.
Molto meno morbida Run, che recupera ritmi elettronici e fascinazioni di altri decenni per costruire un pezzo da corsa (appunto) e piuttosto breve. Incedere importante quello di Flowers, che si riporta su toni molto ammorbiditi e su idee melodiche a tutto tondo.
Ci sono tentazioni orchestrali alla base delle sonorità di The Mind Lies, anche se la voce di Irene riporta il discorso su un piano di pop elegante e ricercato. A seguire un’interessante cover di un’antica e molto melodica She’s Always a Woman di Billy Joel, che è resa con il rispetto dovuto ma anche con qualche variazione che dimostra carattere.
Si chiude con Stars, che mette in rilievo come le qualità della voce di Irene si ricolleghino a quelle delle soliste del soul, pur senza rivaleggiare in potenza, ma con molte sfumature da mettere in mostra.
L’esperimento condotto dai Marvis è notevole e merita spazio, per la capacità di scrittura e per le numerose qualità messe in mostra nell’arco di un album vario, rispettoso dei fondamenti ma anche spinto verso qualche forma di esplorazione.