L’astronomo, la sua amata e la Luna che cade: questi alcuni dei temi cardine de Le Piromani, complesso e intricato concept album che segna l’esordio del cantautore milanese Teo Manzo.
Con le radici fortemente piantate nella tradizione migliore del cantautorato italiano, con forti riferimenti letterari, storici e culturali, e con una generosità quasi esagerata nel produrre musica e testi, Teo Manzo racconta una storia con tratti di surrealtà ma anche con ottima proprietà dei mezzi a propria disposizione.
Teo Manzo traccia per traccia
Se la Luna cadrà apre di voce e chitarra, evidenziando i forti legami di Teo Manzo con le radici della canzone d’autore italiana. Le liasons si fanno anche più intense con Stelle Elettriche, in cui, con l’ausilio di drumming più intenso e piano nel finale, i testi respirano la stessa aria del De Gregori giovane, quello più surreale e poetico, ma con qualche idea astronomiche e catastrofica in più.
Storia da metropolitana milanese, Doors Open on the Right torna a argomenti più soffici, riallineandosi sul discorso voce e chitarra. Ambiente elettronico e luci più basse per Polvere e sole, dai ritmi lenti e piuttosto ipnotici.
Si torna a binari astronomici con Buco nero, in cui i ritmi rimangono lenti ma le sonorità più aperte, anche grazie a una voce femminile che assiste Teo Manzo nella canzone. Placenta ammorbidisce ulteriormente, e si arriva a ottenere una canzone così tanto dolce e legata alla tradizione da sorprendere.
Lo strano caso dell’incendio all’anagrafe mescola in modo molto curioso storie antiche e citazioni moderne (per esempio YouTube), con arpeggio continuo di chitarra e archi a elevare il tono. Sensazioni più intime quelle portate da Le Piromani, la title track, che affianca a voce e sei corde anche qualche battito irregolare.
Più alto il livello del dramma ne Il Processo, che non ha nulla di kafkiano, ma anzi molto di meteorologico, con il pathos tenuto sempre alto dal cantato, dall’incedere della chitarra, dalle note del pianoforte. Canzone breve (che non è poi troppo più breve delle altre) contiene dichiarazioni d’intenti e qualche accenno di slide guitar.
Delirio e sollievo si fa più incisiva e intensa, utilizzando più o meno gli stessi strumenti visti in precedenza, ma cercando qualche riferimento western e qualche allargamento del panorama. La Leggenda della Luna torna su sentieri consueti, con riferimenti astronomici e la chitarra a fare quasi da unico contorno alla voce, in un lungo snodo della storia che prosegue nell’innalzamento del livello drammatico della storia.
I ragazzi del ’99 esplicita i riferimenti a De Gregori con una (o forse due) citazioni, mentre il titolo fa riferimento ai numerosi giovanissimi soldati cooptati per la prima guerra mondiale benché non ancora diciottenni: il pezzo è ritmato e piuttosto torrenziale. La Tregua (titolo preso in prestito a Primo Levi) invece apre citando Blade Runner e rilassa i termini, prolungandosi su atmosfere mescolate, ora acustiche ora elettriche.
E dopo la prolusione acustica de L’astronave del pirata, i battenti si chiudono su Valzer dei Mille Colori, che del valzer ha il passo ma non la cadenza, conclude il lavoro su toni fiabeschi.
Totalmente fuori tempo: è abbastanza evidente come un concept album che parli di astronomia, piromani, barricate, rifugi sotterranei, tra l’altro ammonticchiando molte canzoni di sapore decisamente antico, con evidenti riferimenti a De Gregori, De André, Vecchioni, Branduardi non possa che risultare fuori da quest’epoca.
Ma Teo Manzo prosegue sulla propria strada e racconta le proprie storie, con forza e coerenza che possono anche risultare sbalorditive, se ci si prende il tempo giusto per ascoltarlo e dargli la giusta attenzione.