Eduardo De Felice, cantautore italiano classe 1981, nato a Napoli dichiara di essere “cresciuto con i dischi di Battisti e dei grandi cantautori e gruppi degli anni 70-80″. Da qui si evince che la sua musica non si stacca molto da quella della tradizione italiana.

Dopo varie esperienze come tastierista in alcune band a partire dagli anni del liceo, inizia il proprio percorso solista, partecipa a vari concorsi e arriva al suo vero esordio discografico con l’ep Viaggio Di Ritorno, realizzato con la produzione artistica di Luigi Libra, e con la collaborazione di Pino Tafuto che ne ha curato gli arrangiamenti, Luciano Liguori del Giardino Dei Semplici che ha effettuato le registrazioni, il missaggio e la masterizzazione, e con Andrea Palazzo (chitarre), Gianfranco Campagnoli (tromba e flicorno), Lele Sabella (batteria) e Corrado Calignano (basso).

Eduardo De Felice traccia per traccia

La prima traccia E se per caso si iscrive al filone autoriale, condito di sonorità che occhieggiano il jazz non troppo da lontano. Chissà se ci pensi apre con i tasti del pianoforte per inoltrarsi in meandri melodici ancora una volta influenzati dal jazz o comunque dalla musica black, soprattutto a livello di linea di basso.

Molto più ritmata e vivace La soluzione, che innesta ritmi da marcetta e pennellate di fantasia su un tessuto di blues melodico. Sono solo fantasie apre ancora morbida e melodica, ma piano piano accende ritmi diversi e aggiunge fiati alle sonorità di base. Si chiude di nuovo con larghe concessioni alla tradizone melodica su Ti sento.

Posto che è da correggere assolutamente la pronuncia della “s”, che qui troppo spesso si confonde con la “z”, si può dire che, come la puntina di un giradischi, Eduardo De Felice segue il solco della tradizione con alta fedeltà. Se sia una fedeltà alla tradizione giusta o eccessiva, ognuno stabilirà in base ai propri gusti personali. Secondo i nostri gusti i brani più notevoli sono proprio quelli in cui si esce un po’ dal solco e dal seminato, si strappa lo spartito e si viaggia un po’ a naso, ma con fantasia.

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