Si chiama Del Movimento Dei Cieli il frutto dell’incontro tra Friedrich Cané, musicista elettronico e produttore, e Giacomo Marighelli, con diversi album all’attivo, a proprio nome, come Margaret Lee e nel progetto Vuoto Pneumatico. Le quattordici tracce del disco contengono alti gradi di elettronica, sperimentazione, filosofia ma anche una lunga storia d’amore.

Friederich Cané e Giacomo Marighelli traccia per traccia

Si parte con Nadir, discorso serrato ma sommesso, più recitato che cantato, in cui la voce prevale in modo netto sulle sonorità. L’atteggiamento della seconda traccia, Il motore immobile, è più o meno lo stesso, ma i synth prendono spazi maggiori, comunque su ritmi moderati e su proposizioni filosofiche.

Più aggressivo l’atteggiamento de Il demiurgo sulla soglia, che insiste su percussioni più evidenti e su sonorità meno sussurrate, anzi a un certo punto davvero urlate. Elementi in divenire rallenta i battiti ma tiene alti i livelli sonori. Azimuth approfondisce i lati più corporei della relazione ancora con l’aiuto di percussioni dal suono piuttosto etnico.

Idrodinamica illustra discorsi molto intensi e insistiti, con ossessioni che balenano sullo sfondo. Fotosintesi marca ulteriormente sul piano della teatralità, con un tocco di inquietudine in più.

Si viaggia verso Oriente con Le infinite forme, che inneggia a estasi mistiche, mentre il breve strumentale Dybbuk arricchisce l’atmosfera di suoni elettronici. Molto più analogico l’approccio di Almucantarat, che è tra i pezzi più ritmati del disco, cui fa riscontro un’aria piuttosto new wave e la voce che forza in svariati passaggi.

C’è poi Satellite, che si muove di nuovo all’oscuro, con percussioni e suoni di synth che galleggiano quasi isolati sulla superficie del brano. Ardesia parte piano con sussurri nel buio, poi si anima piano piano. A seguire Icosaedro, in cui il tappeto sonoro si fa insistente e propone panorami mutevoli. La chiusura è, opportunamente, Zenith, che dissipa gli ultimi dubbi tra scintillii elettronici.

Il disco di Friederich Cané e Giacomo Marighelli ricade sotto quelli che piacciono molto oppure pochissimo. Ci sono forzature, c’è un eccesso di intellettualismo, ma ci sono anche buoni istinti, una struttura solida e una complessità totale che non si possono ignorare.