Recensione: IFAD, “Malazioni”

ifadGli IFAD sono una band pugliese che utilizza il crossover come grimaldello per veicolare i propri contenuti. Il loro disco, Malazioni, contiene testi in italiano, ricchi di spirito di contestazione in salse tra noise e stoner.

Gli IFAD sono una band di cinque ragazzi, tutti nati nel 1987. Amici sin da bambini, nati e cresciuti a Ginosa. Accomunati dalla passione per il rock danno vita un gruppo musicale tra crossover e hardcore.

Ifad traccia per traccia

Si parte da un’Intro inquietante e foderata di elettronica. Al contrario De-mente, la seconda traccia, si presenta come molto elettrica, oltre i limiti dello stoner. Si viaggia in mondi più oscuri con Inferno globale, che presto si mette a ruggire. Molta potenza e molte chitarre in mostra per 12-36, tra le più muscolari del disco.

Ecco quindi la title track, Malazioni, che sconfina apertamente in un crossover aperto all’hip hop, con atteggiamenti che possono richiamare alla mente Rage Against the Machine e band consimili. Phobie non abbassa il livello di assalto, anche qui e là accoglie piccole pause che possono far pensare a certi episodi nu metal. Il finale però mette in mostra tutti i muscoli di cui gli IFAD dispongono.

Si passa così a La Mia Forma, che opta per modi più vicini all’hard rock, con ritmi più cadenzati. Ma come spesso nel disco, la coerenza granitica del brano è spezzata. Qui arriva un intermezzo tambureggiante che cambia il senso del discorso e riconfigura l’atmosfera complessiva.

Si abbassano in parte le luci con Su di me, che attacca in modo meno frontale ma con  un discorso ritmico in crescita, che porta a esiti roboanti. Il disco chiude con Prega, spera (subliminal), robustissima e ancora molto inclinata sul lato crossover/hardcore.

Buon disco, piuttosto vibrante, per gli IFAD. Le idee della band partono magari da concetti antichi, ma sono coniugate in modo convincente con sonorità più contemporanee.

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