Nell’estate del 2015 registrano, insieme all’aiuto di Francesco Groppo del Wharever Recording Studio e di Marco Canavese del Nadir Studio, il loro primo disco lungo. Il lavoro è coprodotto da DreaminGorilla Records, Taxi Driver Records, TADCA Records, Electric Valley Records, Scatti Vorticosi Records, Brigante Records, Longrail Records, Edison Box Records, Omoallumato Records, oltre a essere supportato da Justice Musical Instruments.
John Holland Experience traccia per traccia
Si parte da un’Intro che è già una dichiarazione d’intenti: robusto giro di basso, volume che cresce gradualmente, sensazioni psichedeliche che portano all’esito finale, con la chitarra protagonista. Chitarra che torna in primo piano anche con una molto tirata Malvagio, che segue con modi anche più spicci.
Si accelera ulteriormente con Elicottero, che si dimostra piuttosto diretta e aggressiva. Leggero rallentamento e qualche ansa vintage in Revival, che pure ha spunti piuttosto furibondi, ma anche lunghi tratti strumentali. Drumming molto rapido nell’introduzione, ma anche evoluzioni sorprendenti nel percorso di Canzone d’amore, che rallenta improvvisamente e si trasforma più volte.
Si torna a graffi di chitarra piuttosto consistenti con Festa pesta (che fa riferimento ai Marlene Kuntz soltanto per il titolo), che conta su un breve assolo finale di batteria. Tieni botta riparte dal drumming e da un cantato particolarmente “black”, e orchestra alcuni stop and go lungo il proprio percorso.
Si chiude con Ti Piace, corale e chiassosa, con qualche citazione di riff antichi e molto impatto derivante soprattutto da batteria e chitarra, ma anche il basso fa decisamente il suo.
Buon disco per i John Holland Experience, con aspirazioni vintage che però non diventano l’unico scopo della formazione, anzi sono utilizzate per arricchire canzoni già piuttosto ricche di personalità.