Recensione: Joseph Martone & The Travelling Souls, “Glowing in the Dark”
Anticipato in estate dal video del brano Across the Universe e da un tour che ha toccato Italia e USA, è appena uscito Glowing in the dark, il nuovo ep del cantautore italo-americano Joseph Martone e dei suoi Travelling Souls.
Cinque brani in collaborazione con il songwriter e bassista londinese Ned Crowther (Smokey Angle Shades, 747s). Il disco è stato registrato tra il Nut Studio di Napoli ed il Fish Factory Studio Londra tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, e masterizzato a Los Angeles da Joe Bozzi al Bernie Grundmand Mastering.
Joseph Martone traccia per traccia
Scegliendo un titolo beatlesiano, John Martone & The The Travelling Souls aprono l’ep con Across the Universe, una canzone dai toni rock-pop (ma non beatlesiani) e dalle linee semplici. A seguire 40.000 suns, che svela il lato più contry-folk della band, anche se non in modo integralista.
La ritmata Wounded Love invece apre con la fanfara, ma poi si accontenta di toni più contenuti, che fa tornare alla mente qualche songwriter old style, tipo Tom Petty e anche un po’ di Willy DeVille.
La parte “italo” di Joseph Martone emerge nel ritornello di Resta cu me, che non è una cover dell’omonimo pezzo di Modugno, ma che dalla tradizione italiana e napoletana raccoglie indizi melodici, seppur stemperati dalle tastiere e da un’ambientazione simil-jazz.
Tutt’altra situazione quella presentata da Big Brown Honey, che si incammina verso ovest, tra atmosfere della grande prateria, con la chitarra in buona evidenza.
Non è semplicissimo trovare il bandolo dell’ep, che segue direzioni diverse e non sempre congrue. Le canzoni, prese singolarmente, sono complessivamente buone, anche se il lavoro di Joseph Martone può sembrare più una transizione verso il prossimo lp che un’opera a sé stante.