Recensione: La Suerte, “Uno”

la suerteDopo il primo ep (L’Origine, giugno 2015, di cui abbiamo parlato qui), torna La Suerte con l’album Uno, per l’etichetta discografica Discipline. Partendo da basi rock, la band cerca (e trova) la propria dimensione con inserti ora funk, ora punk, ora tropicali. Sempre senza perdere di vista i contenuti. Il lavoro è completato dall’artwork di Silvia Marinelli, che restituisce il paesaggio surreale, psichedelico e colorato che la musica de La Suerte crea.

La Suerte traccia per traccia

Si comincia con Fiat, traccia non priva di paradossi e già contenuta nell’ep, che presenta sul piatto i ritmi con cui si avrà a che fare durante il disco, nonché un misto di houmor e di spleen.

Chourmo accelera un po’ e si presenta più baldanzosa. Il dibattito tra spirito punk, ritmi latini, atmosfere jazz club e qualche pizzico di swing è aperto.

La festa degli occhi si inoltra in frizzanti arie notturne, con qualche idea funk, qualificandosi come una delle più intelligenti dell’album. Così frutta spiega al meglio perché si parli di influenze di David Byrne sulla musica de La Suerte. Le idee di latin jazz si mescolano con percussioni allegre e con una chitarrina allegra.

Meno allegria e ritmi a salire in Cambi colore, canzone di rock esplicito con drumming robusto. Fedeli alle proprie attitudini pittoriche, inseriscono poi vagiti in 21.11.1898, data di nascita di René Magritte. Anche L’origine del mondo è ben nota (e piuttosto provocatoria) dai tempi dell’ep. Il pezzo è tra i più fantasiosi e scoppiettanti, con un finale ricco e pennellate di colore dall’inizio alla fine.

Si scende sui ritmi del dub con L’addio di sale. La voce di Chiara Garilli completa il duetto morbido ma inquieto che caratterizza il brano. Si procede con Amaca, ritmata e oscura. La seconda parte del brano conferma gli istinti elettrici della band.

Guardati esplora il lato western, con una canzone di polvere e frontiera. Chiusura piuttosto pirotecnica dell’album riservata a Cane.

La Suerte aveva colpito, già con l’ep, per le idee sottili, la verve, la fantasia e la buona qualità di esecuzione. Il disco non si limita a confermare le qualità ma anzi le rafforza, proponendo brani frizzanti e ben scritti, e un’impressione complessiva molto appetitosa.

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