I Lags nascono nel 2013 grazie alla collaborazione di Antonio Canestri (già chitarrista e voce per la band Hilo), Andrew Howe (batterista del progetto Craiving e già collaboratore di band quali Mixhell di Igor Cavalera), Daniele De Carli e Luca de Santis.

Registrano con questa formazione il primo ep Preludio nel 2014, sotto la produzione esecutiva di Lorenzo Stecconi (chitarrista dei Lento e già producer di Ufomammuth e Zu). Ma non tutto funziona al primo colpo: durante la fase di scrittura del primo full lenght, Luca, voce e testi della band, è costretto ad abbandonare il progetto per problemi lavorativi.

Al suo posto subentra Antonio alla voce principale, includendo Gianluca Lateana come secondo chitarrista. Si arriva così a Pilot (che puoi assaggiare qui), con la collaborazione di Lorenzo Stecconi, Luigi di Filippo (in arte D LEWIS) e Giuseppe Zaccaria dell’LRS Factory di Roma. Ultimate le finalizzazioni, i Lags entrano a far parte della scuderia To Lose La Track.

Lags traccia per traccia

La partenza è secca: A Push and a Rush, titolo che a molti non potrà che ricordare gli Smiths, fa invece riferimento esplicito ai suoni del punk, soprattutto di natali americani. Più fluida ma non meno urlata e robusta War Was Over, sorretta da una batteria ricca di energie.

Terzo episodio Turbin, che sembra ammorbidire leggermente i toni, anche se i cori richiamano il neo punk, producendo strani effetti di contrasto, e un sound che alla fine fa pensare ai Foo Fighters e a gruppi consimili. Al contrario il suono torna molto grezzo in Fear, Control, Mothers, titolo che ha la sua parte di verità.

C’è invece un’idea della chitarra che prende il sopravvento in Solid Gold, con andamento sinuoso e variegato, pur senza rinunciare al mood più aggressivo possibile. Molti cori e molta chitarra in The Flight of the Flies, mentre sono molto evidenti le influenze new wave in Queen Bee, soprattutto su chitarra e voce.

Toni che virano verso il malinconico, con qualche pausa strumentale e di pensiero, all’interno di The Stream, per il resto costellata da eventi tempestosi. Il malumore si riverbera anche su Family Man, con la chitarra che si arricchisce di riverberi. Dura e diretta Behind the Clouds,  con la voce che si occupa di andare oltre le righe. Si chiude con Dreaming Babylon, ancora irosa e consistente.

Non è facilissimo trovare un equilibrio suonando punk-hardcore, generi che vivono di eccessi, eppure i Lags sembrano essere riusciti a trovarlo: non troppo cupi, non troppo spiritosi, sempre aggressivi ed energici ma senza diventare troppo difficili da ascoltare. Un buon esordio, condito da buone prestazioni individuali.

Se ti piacciono i Lags assaggia anche: Kabikoff, “Pietraia”

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