Recensione: Novadeaf, “Carnaval”
Da band a solista o quasi: uscirà il 27 ottobre {CARNAVAL}, il nuovo disco di Novadeaf. Il progetto Novadeaf nasce a Pisa nel 2004 dalla mente e dalla penna di Federico Russo. Dopo quattro anni passati a comporre e suonare dal vivo, la band esordisce nel 2008 con l’autoprodotto “The Youth Album”. Nel 2012 pubblica per DreaminGorilla Records “Humoresque”, album contenente il singolo “Man On Fire”, vincitore del Premio Amnesty Emergenti 2012.
{CARNAVAL}, il terzo capitolo discografico, vede infine la luce nell’autunno 2015: sciolta la formazione che lo aveva accompagnato per diversi anni, Federico ha approcciato l’album quasi come un progetto solista, scrivendo e arrangiando in prima persona tutti i brani.
Novadeaf traccia per traccia
Un battito di partenza, come a voler infondere un ritmo deciso fin da subito: Carnaval inizia così, con le note, che scopriremo presto per lo più acustiche, di Music in my hands, pezzo che riesce a essere intenso e ispirato senza il bisogno di alzare troppo la voce.
Si prosegue con Ten Years, irraggiata da un riff molto insistente ma sottotraccia: il percorso del pezzo comprende anche archi, un ritmo di batteria vivo senza essere distruttivo e un’atmosfera che vira su toni scuri. Si vira poi su orizzonti più morbidi e pop con Sterile.
Altro discreto cambio di prospettiva con Cloud, una nuvola elettrica e ritmata, con connotati pop abbastanza marcati. Movimenti molto più morbidi quelli di Lead my Life, arricchita dal violino. L’alternanza morbido/duro continua con White Flag, che gioca molto con i ritmi e l’oscurità di fondo di una canzone piuttosto appassionata.
Eccoci poi a New Gums, che oltre al ritmo alto disegna accordi di chitarra con vaghi sapori western. Quello che colpisce spessonelle canzoni del disco è la capacità di tenere la tensione alta dalla prima all’ultima nota, una dote che non si riscontra proprio ovunque. Si chiude con la morbida In the Closet, che vede il ritorno degli archi, in dialogo con la chitarra acustica.
Un buon disco, determinato e concreto, mai perso dietro a fronzoli particolari e però capace di presentare più facce diverse, con qualche spunto pop e qualche idea raffinata. Il progetto solista di Novadeaf/Russo risulta convincente.