Ed ecco di nuovo i Punkoscenico: dopo Ci vediamo stasera e ho già mal di testa (2012), la band si ripresenta com Io Porto La Birra Voi Portate La Sete. Un punk italiano ricco di riferimenti internazionali e non, che di sicuro non ha il problema di pensare troppo.

L’ep è autoprodotto, registrato e mixato negli studi di IndieBox Music Hall di Brescia da Giovanni Bottoglia e comprende sei tracce, come sei sono le mani che hanno lavorato alla stesura di questi nuovi pezzi (Zanko, Verme e Twist), a cui si aggiungono gli arrangiamenti a cura di Punkoscenico.

Punkoscenico traccia per traccia

Fuorviata da un’introduzione non facilissima da comprendere, Sereno e disperato, titolare anche del primo video, apre il disco con ritmi altissimi e influenze punk sia nella musica sia nelle tematiche adolescenziali. Prenditi i miei incubi vira su un rock veloce ma non esasperato.

Si corre anche ne L’ultima fantasia, che però nel finale lascia libero sfogo a una chitarra elettrica vogliosa di assoli. Il drumming è sempre molto intenso, mentre il testo vira sui problemi di coppia. Ritmi neopunk per Tradire e fare, martellante e spontanea, rapida quanto il genere richiede.

Cuba Libre appartiene alla stirpe dei pezzi in cui i Punkoscenico picchiano duro ma senza esasperare i ritmi, con buone dosi di ironia e qualche quadretto simpatico, tipo quello sul barista. Ultima traccia la riproposizione di Allergico, già presente nel primo ep, con suoni abbastanza Sex Pistols e il solito obiettivo delle band indipendenti italiane (cfr. Abusivi), cioè Gigi D’Alessio. Ma benedetti ragazzi, perché prendersela sempre con Gigi? Ci sono anche Tiziano Ferro, Nek, gli One Direction e Justin Bieber, che diamine!

Figli del neopunk di marca americana (quindi velocità, problemi adolescenziali, nessuna attenzione alla politica), i Punkoscenico risultano più convincenti nei casi in cui usano l’ironia che quando virano su temi “seri”. Ma di certo non fanno mancare mai irruenza, velocità e divertimento.

Se ti piacciono i Punkoscenico assaggia anche: Vallanzaska, “TheGenerazione”

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