Recensione: Rev Rev Rev, “Des fleurs magiques bourdonnaient”
Nuovo disco e nuove imprese per i Rev Rev Rev: la band shoegaze pubblica Des fleurs magiques bourdonnaient per Kinotone Records, Custom Made Music e Northern Light Records. Durante il tour di presentazione del disco, la band suonerà al Cosmosis Festival di Manchester, un evento che vede in cartellone nomi quali The Jesus and Mary Chain, Brian Jonestown Massacre, The Raveonettes, of Montreal, Wire e altri.
Dopo svariati live in giro per l’Italia, nel luglio 2013 i Rev Rev Rev hanno registrato il primo omonimo full-lenght che ha raccolto numerosi consensi presso stampa musicale e addetti ai lavori, tanto che diverse webzine internazionali lo hanno inserito tra i migliori dischi post-rock e shoegaze del 2013. I brani di “Rev Rev Rev” sono stati in rotation su diverse radio nazionali, europee e statunitensi e il disco è stato portato in tour per l’Europa continentale e il Regno Unito.
Il singolo “Catching a buzz”, pubblicato dalla britannica WinWin Records, nuova costola della storica One Little Indian, è stato in rotation nello Steve Lamacq’s show su BBC 6 e in première su Clash Music Magazine.
L’Album ha ricevuto la nomination come migliore autoproduzione dell’anno dal Premio Italiano Musica Indipendente, e nel gennaio 2015 la band è stata indicata tra i migliori live show da 200 direttori artistici del circuito KeepOn.
Una traccia dell’album è stata inclusa nella compilation Revolution – the shoegaze revival (Ear to Ear Records / Gerpfast Collective) supportata da membri di Swervedriver, Brian Jonestown Massacre, The Telescopes. Recentemente hanno partecipato, con la loro versione di “Polar bear”, alla compilation tributo ai Ride Leave them all behind (TBTCI Records), che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Oliver Ackermann (A Place To Bury Strangers).
Rev Rev Rev traccia per traccia
Buzzing Flowers Ecstasy apre il disco e il discorso con fuorvianti gingilli iniziali che lasciano spazio poi a una sana marcia elettrica. I riferimenti chiari sono subito quelli allo shoegaze classico, marca Ride, Spacemen 3, Spiritualized, anche a partire da questa intro strumentale. Il cantato arriva in Nightwine, sottile e inquietante, contenuta ma con un senso di tempesta in arrivo a breve. Ma più che una tempesta, arriva una sottolineatura in termini di chitarra, che chiude il pezzo.
Si torna a fluttuare nello spazio con Travelling Westbound, con voci lontane e strumenti molto vicini e noisy. Ha una struttura molto riconoscibile We Can But Dream, che fa leva sull’oscillare tipico delle sonorità shoegaze mettendole a contrasto con un drumming stabile e molto quadrato. Si muove su binari simili ma con ritmiche più sfumate e spesso slabbrate Caffè, con il titolo in italiano.
Je est un autre, oltre a coniugare in modo interessante il francese, pesca percussioni da contesti industrial e si collega in qualche modo a sonorità che stanno tra la new wave e il noise. Altrettanto rumorosa A Ring without an end, che si avviluppa attorno a un movimento ipnotico continuo e molto consistente.
Le sonorità pseudo-orientali di Ripples lasciano presto spazio all’abituale muro sonoro. Intensa e minacciosa Plymouth Morning, in cui le ispirazioni psichedeliche si intersecano con caratteristiche rock più martellanti. Anche più cattiva Blame, in cui la voce quasi scompare, inghiottita da rumoristica varia e assortita, in cicli di loop sempre più vorticosi.
Just a Spot alterna invece ai momenti di rumore pause più moderate, in cui emerge qualche sfumatura più gentile. Il disco si chiude con Aloft, momento di tranquillità dopo tanta voluminosità sonora.
Buona la seconda prova dei Rev Rev Rev che confermano qualità di ispirazione e sapori internazionali della propria musica. Sarebbe interessante esplorare di più anche quel filone “intimo” suggerito da pezzi come Nightwine o Aloft, ma la band ha tutto il tempo e tutte le qualità per avere una carriera lunga, durante la quale poter mostrare tutte le proprie sfaccettature.