Si chiama Neighbours il primo album dei So Does Your Mother: un debutto, prodotto da Marco Molteni dei Mordecai Studio, che fa riferimento a generi come la progressive rock dance. Da notare la presenza di Ike Willis, storico cantante e chitarrista di Frank Zappa, e delle cantanti Ghita Casadei e Maria Onori.
Neighbours, registrato a Roma presso i Trafalgar Recording Studios e i Blue Trip Studio, mixato presso i Mordecai Studio e masterizzato ai Pisi Studio, porta alla luce le qualità onnivore e poliedriche della band.
So Does Your Mother traccia per traccia
Si apre la porta dell’album su Mitile Milite, che dopo un’intro soft decide di inasprirsi di colpo e di inserire chitarre, drumming e fiati su un sound ispirato al progressive “classico”. Almeno finché non entra un coretto femminile da soul anni 70, stemperato da un cantato in latino piuttosto nonsense.
A seguire M.D. (featuring Ike Willis), che si produce in prolusioni strumentali interrotte da un dialogo tra voce maschile e femminile. Quasi banale sottolineare le molto evidenti influenze zappiane sul brano, ma anche sul disco in genere. Il testo presenta in modo abbastanza chiaro le prospettive di guadagno di una band, oggigiorno.
Swallow si struttura più o meno allo stesso modo, con prevalenza ora del basso, ora del sax, ora della chitarra, con qualche momento meditativo che in questo caso spezza il ritmo. Drumming jazzistico in apertura di Modern Seducer, che poi apre al basso e accende i motori di un pezzo molto aggressivo e piuttosto acido, con interventi di elettronica piuttosto vintage.
Totalmente strumentale Under the Roof, un tetto sotto il quale trovano spazio altri sapori che stanno tra il soul e il rock, con qualche rapida impronta progressive, ove però l’aggettivo deve far pensare più ai Calibro 35 che ai Gentle Giant. Forte sapore di soul anche in Your Mother, rapida nelle proprie espressioni, capace di dialoghi intensi tra gli strumenti e le voci.
Funky a mille nell’introduzione di Red Leaf, anche se le sensazioni rock non sono mai troppo lontane, soprattutto quando interviene la chitarra. Il disco si chiude con una reprise ora acida ora vellutata di Modern Seducer.
Disco molto curioso quello di So Does Your Mother, molto calato nei ritmi e nei suoni vintage ma anche proiettato in una mescolanza di generi che consente diversi livelli di lettura. Ottime le qualità messe in mostra della band, che corre l’unico rischio di esagerare con il modernariato e di sembrare fenomeno di ultranicchia, quando invece le qualità consentirebbero un ascolto più allargato.