Nascosto dietro a una copertina che sembra rubata a Superclassifica Show di Maurizio Seymandi, c’è Super Super, disco d’esordio dei Terzo Piano in uscita il 28 ottobre, pubblicato da La Fame Dischi. I Terzo Piano arrivano dalla provincia di Salerno e nel 2012 hanno pubblicato il primo ep autoprodotto Treppi Eppi, a conferma di una certa qual difficoltà nella scelta di titoli decenti.
Grazie a questo primo lavoro i Terzo Piano sostengono nel 2012 un’intensa attività live con prestigiose condivisioni di palco (Ministri, Bud Spencer Blues Explosion) e importanti riconoscimenti in ambito nazionale. A fine 2013 sostituiscono al basso elettrico i synth e cambiano sonorità. Il che li porta all’affermazione in alcuni concorsi e alla firma con La Fame Dischi.
Terzo Piano traccia per traccia
L’Intro, estesa e non accennata, annuncia in modo piuttosto fedele ciò che il disco sarà: benché strumentale, gli ingredienti sonori si fanno già intuire in modo completo. Arriva poi Attratti Super, già nota per essere stata scelta come biglietto da visita del disco, come video (vedi qui) e singolo. Il cantato, un po’ “ubriaco”, rende particolare un brano che punta molto sui bassi e ciononostante ha un discreto “tiro” pop.
Alternanze di calma e rabbia si incuneano sotto la pelle di Loop, bipolare ma anche molto intensa, e sensazioni variate si incontrano anche in H (parte I), con un riff di chitarra piuttosto funky e ritmi che possono far pensare a nostalgie disco. H (parte II) ripropone gli stessi movimenti, ma a ritmi più lenti, che lasciano permeare alcune sottotrame e svariate sensazioni. Entrambe le parte di H contengono una sorta di autocritica piccata sui testi delle canzoni, che apre uno squarcio interessante sui pensieri della band.
Jungle si apre su un ricciolo di chitarra un po’ acido e dal sapore blues, anche se le trame, elettriche ed elettroniche, si fanno presto molto più fitte e l’atmosfera più satura. Dopo un’introduzione acustica arriva poi l’altrettanto satura Supervixens, in grado di presentare diverse facce e diversi umori, con tuffi in aria poco rarefatta, soprattutto nella seconda parte della canzone.
Pulsioni vintage nel testo di Super 8, ma le sonorità sono comunque molto ricche e mescolano ancora elettricità ed elettronica per arrivare a un brano in cui il livello di rumore è alto e il drumming incide in modo netto. Si rimane in ambito cinematografico con 52 mm, che allenta i ritmi fino a suggerire discorsi più sensuali e ammiccanti, con qualche memoria degli ultimi Verdena in circolo.
Il disco si chiude su 0, dalle sonorità meno claustrofobiche e anzi con echi che ambiscono a spazi larghi: per il resto la ricetta che frulla chitarre e synth è applicata in modo coscienzioso anche in questo caso.
I Terzo Piano hanno già un vissuto importante prima dell’uscita di questo disco, e si sente: benché a volte esagerino nel “riempimento” delle sonorità, spesso arrivano a risultati di un certo spessore e forza. Per una prima prova “completa”, niente male. A parte copertina e titolo.