Tra Milano e Berlino, ma con evidenti tracce d’America (e d’Australia): The Three Blind Mice pubblicano The Chosen One, un disco di canzoni che ha per universo di riferimento sia l’Europa sperimentale, sia i nuovi continenti, soprattutto sul versante del songwriting post-punk.
Three Blind Mice traccia per traccia
Si parte da River of no return, che condivide passo, ispirazione e terreni di coltura con la musica di Nick Cave, soprattutto facendo riferimento ai dischi di qualche anno fa. Si scivola verso sonorità country con Ring Song, che segue a passo leggermente più allegro, ma la vocalità profonda regala sapori comunque piuttosto epici.
Sull’onda di balli antichi, Wine Song disegna un’onda flessuosa e lascia intravvedere lati morbidi ma insidiosi della band. Si rimane su ritmi lenti con Berlin Blues, che anzi provvede scenari anche più minimalisti rispetto alle canzoni precedenti. Il finale, comunque, è tempestoso.
Si torna a movimenti morbidi ma animati con Everything that Rises, con una buona linea di basso. Sonorità piuttosto vintage nel blues smorzato e graffiante di We’re Strangers, mentre con Sailor Song si prosegue su una linea a ritmi compassati, nonostante una carica di elettricità montante nel finale.
Ritmato da un battito ma anche contornato da una chitarra piuttosto isterica, si procede con Neon Lights, che lascia spazio alla molto più ritmata e robusta The Night Before, costante nella propria aggressiva consistenza. Si chiude a bordo del Gospel Train, un treno che viaggia piuttosto rapidamente, con echi, panorami di frontiera e qualche sensazione folk.
Qualche pezzo di pura energia in più non guasterebbe, per The Three Blind Mice, che comunque compilano un disco forte e interessante, con alcuni picchi e ottima sostanza.
